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venerdì 30 dicembre 2011

Buon Anno 2012

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Messaggio Della Madonna Dato a Marija Pavlovic il 25 Dicembre 2011

venerdì 23 dicembre 2011

Buon Natale 2011

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martedì 20 dicembre 2011

Papa Benedetto XVI Incontra i Detenuti di Rebibbia Domenica 18 Dicembre 2011


Il Papa ai detenuti: "So che in voi il Signore mi aspetta"

Le conversazioni nel carcere di Rebibbia hanno toccato aspetti cruciali della vita e della fede

Tante domande, mai banali, sul senso della vita, sulla fede, sui mali della società contemporanea, sui motivi di speranza al giorno d’oggi.
Nel corso della sua visita di ieri mattina alla Casa Circondariale di Rebibbia, papa Benedetto XVI ha conversato con alcuni detenuti, ricordando che la Chiesa non si dimentica mai di pregare e agire per loro.

A Rocco, che auspicava una risposta delle istituzioni alla denuncia del sovraffollamento delle carceri, il papa ha risposto che “certamente, il senso di queste carceri è proprio quello di aiutare la giustizia, e la giustizia implica come primo fatto la dignità umana”.

Menzionando il precedente intervento del ministro della Giustizia, Paola Severino, il Santo Padre si è detto “convinto” di un responso positivo sulle problematiche delle carceri da parte del governo italiano, nella speranza che si possa “rinnovare la dignità umana”.

Il Pontefice è poi rimasto commosso alle parole del detenuto Omar che gli domandava di “permetterci di aggrapparci con te con la nostra sofferenza e quella dei nostri familiari, come un cavo elettrico che comunichi con il Signore Nostro”.

“So che in voi il Signore mi aspetta – ha risposto il Papa - che voi avete bisogno di questo riconoscimento umano e che avete bisogno di questa presenza del Signore”. E ha aggiunto: “Io invito anche tutti gli altri a pregare, così che un forte cavo, per così dire, sia, che vi tira al Signore e ci collega anche tra di noi, perché andando al Signore siamo anche collegati tra noi”.

Alberto, detenuto padre di una bimba di appena un mese, ha espresso al Santo Padre il proprio disappunto per non poter trascorrere il Natale con la propria famiglia, “nonostante abbia ampiamente pagato il debito verso la società”.

“Lei sa che per la dottrina della Chiesa la famiglia è fondamentale – ha risposto Benedetto XVI - importante che il padre possa tenere in braccio la figlia. E così, prego e spero che quanto prima Lei possa realmente avere in braccio Sua figlia, essere con Sua moglie e con Sua figlia per costruire una bella famiglia e così anche collaborare al futuro dell’Italia”.

A nome dei detenuti del braccio G14, ovvero quello dei malati – tra cui molti sieropositivi – ha parlato Federico: “Lei è il Papa di tutti e noi la preghiamo di fare in modo che non ci venga strappata la dignità, insieme alla libertà. Perché non sia più dato per scontato che recluso voglia dire escluso per sempre”.

A Federico il Santo Padre ha risposto: “Io penso alla mia piccola famiglia papale, sono circondato da quattro suore laiche e parliamo spesso di questo problema, loro hanno amici in diverse carceri, riceviamo anche doni da loro e diamo da parte nostra il nostro dono, quindi questa realtà è in modo molto positivo presente nella mia famiglia e penso in tante altre”.

Sul disprezzo di cui spesso i detenuti sono oggetto, Benedetto XVI ha affermato: “Dobbiamo sopportare che alcuni parlano in modo feroce, anche contro il Papa e tuttavia andiamo avanti”.
Gianni, del reparto G8, ha chiesto lumi sulla possibilità da parte di un detenuto di ricevere il perdono dal Signore anche in assenza della confessione sacramentale alla presenza di un sacerdote.

“Se Lei si mette in ginocchio e con vero amore di Dio prega che Dio perdoni, perdona”, ha risposto il Santo Padre, precisando poi che, come afferma la Dottrina della Chiesa, il peccato ha anche una dimensione “orizzontale”, avendo “sporcato la comunione della Chiesa, sporcato l’umanità”.

“L’assoluzione sacramentale – ha proseguito a tal proposito il Papa - è necessaria per realmente risolvermi, assolvermi da questo legame del male e ri-integrarmi nella volontà di Dio, nell’ottica di Dio, completamente nella sua Chiesa, e darmi la certezza, anche quasi corporale, sacramentale: Dio mi perdona, mi riceve nella comunità dei suoi figli”.

Il detenuto Nwaihim, di origini africane, ha domandato a Benedetto XVI perché nel suo continente tanta gente muoia “tra povertà e violenze. Forse Dio non li ascolta?”. Memore della recente visita pastorale in Benin, il Santo Padre ha risposto di aver percepito “anche la gioia di vivere” in terra d’Africa, nonostante l’estrema sofferenza.

“Le misure di Dio, i criteri di Dio, sono diversi dai nostri – ha aggiunto il Papa -. Dio dà anche a questi poveri gioia, la riconoscenza della sua presenza, fa loro sentire che è vicino a loro anche nella sofferenza, nelle difficoltà, e naturalmente ci chiama tutti perché noi facciamo tutto perché possiamo uscire da queste oscurità delle malattie, della povertà”.

domenica 18 dicembre 2011

Spalancate Le Porte a Cristo


Spalancate le porte a Cristo!
Non abbiate paura
di accogliere Cristo
e di accettare la Sua potestà!
Aiutate il Papa
e tutti quanti vogliono servire Cristo
e, con la potestà di Cristo,
servire l'uomo e l'umanità intera!
Non abbiate paura!
Aprite, anzi spalancate
le porte a Cristo!...

...Non abbiate paura!
Cristo sa cosa è dentro l'uomo.
Solo Lui lo sa!
Oggi così spesso l'uomo non sa
cosa si porta dentro,
nel profondo del suo animo,
del suo cuore.
Così spesso è incerto
del senso della sua vita
su questa terra.
E' invaso dal dubbio
che si tramuta in disperazione.

Permettete a Cristo
di parlare all'uomo.
Solo Lui ha parole di vita,
sì, di vita eterna!

Giovanni Paolo II

martedì 13 dicembre 2011

34Mila Cattolici in Più al Giorno


34Mila Cattolici in Più al Giorno

Lo rivela il rapporto annuale dello "Status della missione globale", realizzato nel 2011,

Lunedì, 21 Novembre 2011 Secondo il report annuale dello “Status della missione globale,” realizzato nel 2011, la Chiesa cattolica raccoglie un miliardo e 160 milioni di fedeli in tutto il mondo e ogni giorno ne entrano a far parte 34 mila persone.

Secondo il report annuale dello “Status della missione globale,” realizzato nel 2011, la Chiesa cattolica raccoglie un miliardo e 160 milioni di fedeli in tutto il mondo e ogni giorno ne entrano a far parte 34 mila persone. I dati dello studio, diffusi dall’agenzia Analisis Digirtal, affermano che nel mondo oggi ci sono due miliardi di persone, su un totale di sette miliardi circa, a cui non è mai giunto il messaggio del Vangelo. Altri due miliardi e 680 milioni lo ascoltarono qualche volta, o lo conoscono vagamente, però non sono cristiani.

“Nonostante che Gesù Cristo abbia fondato una sola Chiesa e poco prima di morire pregava ‘che tutti fossero una cosa sola’ oggi ci sono molte denominazioni cristiane separate: erano 1600 all’inizio del secolo XX, e sono 42 mila nell’anno 2011”, afferma lo studio. I protestanti carismatici raggiungono i 612 milioni e crescono di 37mila al giorno. I protestanti “classici” sono 426 milioni e crescono di 20mila al giorno.

Le Chiese ortodosse assommano 271 milioni di battezzati e guadagnano cinquemila fedeli al giorno. Gli anglicani, centrati soprattutto in Africa e Asia, sono 87 milioni, con tremila in più al giorno. Quelli che lo studio definisce “cristiani marginali” (Testimoni di Geova, Mormoni, quelli che non riconoscono la divinità di Gesù o la Trinità) sono 35 milioni e crescono di duemila al giorno.

“La forma più diffusa di crescita è avere molti figli e farli aderire alla propria tradizione religiosa. La conversione è più infrequente, però avviene per milioni di persone ogni anno, la più comune è quella di un coniuge alla fede all’altro”. Nel 2011 i cristiani di tutte le denominazioni avranno fatto circolare 71 milioni di Bibbie in più per il mondo (ce ne sono già un miliardo e 741 milioni, alcune in forma clandestina). Ogni anno 409 mila cristiani partono per evangelizzare un Paese che non è quello di origine, organizzati in 4800 enti missionari diversi.

lunedì 12 dicembre 2011

Beata Maria Vergine di Guadalupe


Beata Maria Vergine di Guadalupe

12 Dicembre

L'apparizione, il 9 dicembre 1531, della "Morenita" all'indio Juan Diego, a Guadalupe, in Messico, è un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. L'evento guadalupano fu un caso di “inculturazione” miracolosa: meditare su questo evento significa oggi porsi alla scuola di Maria, maestra di umanita’ e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha di recente proclamato santo.

Con gli oltre venti milioni di pellegrini che lo visitano ogni anno, il santuario di Nostra Signora di Guadalupe, in Messico, e’ il più frequentato e amato di tutto il Centro e Sud America. Sono pellegrini di ogni razza e d'ogni condizione - uomini, donne, bambini, giovani e anziani - che vi giungono dalle zone limitrofe alla capitale o dai centri più lontani, a piedi o in bicicletta, dopo ore o, più spesso, giorni di cammino e di preghiera. L’apparizione, nel XVI secolo, della “Virgen Morena” all’indio Juan Diego e’ un evento che ha lasciato un solco profondo nella religiosità e nella cultura messicana. La basilica ove attualmente si conserva l'immagine miracolosa e’ stata inaugurata nel 1976. Tre anni dopo e’ stata visitata dal papa Giovanni Paolo II, che dal balcone della facciata su cui sono scritte in caratteri d'oro le parole della Madonna a Juan Diego: “No estoy yo aqui que soy tu Madre?”, ha salutato le molte migliaia di messicani confluiti al Tepeyac; nello stesso luogo, nel 1990, ha proclamato beato il veggente Juan Diego, che e’ stato infine dichiarato santo nel 2002. Che cosa era accaduto in quel lontano secolo XVI in Messico? Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 aveva segnato il tramonto di questa civiltà, quando Tenochtitlan, la superba capitale del mondo atzeco, fu saccheggiata e distrutta. L’immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, sancisce per un verso la completa caduta del regno degli aztechi e per l’altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti. E’ in questo contesto che, dieci anni dopo, va collocata l’apparizione della Madonna a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico. La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la citta’, l’indio e’ attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere "la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio" e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera le si eriga un tempio ai piedi del colle. Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto. Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso e chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani. Ma il giorno seguente Juan Diego non puo’ tornare: un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo; giunto in vista del Tepeyac decide percio’ di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora. Ma la Signora è la’, davanti a lui, e gli domanda il perche’ di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio. La Signora lo rassicura, suo zio e’ gia’ guarito, e lo invita a salire sulla sommita’ del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi "fiori di Castiglia": è il 12 dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione nè il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere. Juan Diego ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale pero’ gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verita’ delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della S. Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti. La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. Nel frattempo l’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni. La Dolce Signora che si manifesto’ sul Tepeyac non vi apparve come una straniera. Ella infatti si presenta come una meticcia o morenita, indossa una tunica con dei fiocchi neri all’altezza del ventre, che nella cultura india denotavano le donne incinte. E’ una Madonna dal volto nobile, di colore bruno, mani giunte, vestito roseo, bordato di fiori. Un manto azzurro mare, trapuntato di stelle dorate, copre il suo capo e le scende fino ai piedi, che poggiano sulla luna. Alle sue spalle il sole risplende sul fondo con i suoi cento raggi. L'attenzione si concentra tutta sulla straordinaria e bellissima icona guadalupana, rimasta inspiegabilmente intatta nonostante il trascorrere dei secoli: questa immagine, che non e’ una pittura, nè un disegno, nè e’ fatta da mani umane, suscita la devozione dei fedeli di ogni parte del mondo e pone non pochi interrogativi alla scienza, un po’ come succede ormai da anni col mistero della Sacra Sindone.
La scoperta piu’ sconvolgente al riguardo e’ quella fatta, con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche, da una commissione di scienziati, che ha evidenziato la presenza di un gruppo di 13 persone riflesse nelle pupille della S. Vergine: sarebbero lo stesso Juan Diego, con il vescovo e altri ignoti personaggi, presenti quel giorno al prodigioso evento in casa del presule. Un vero rompicapo per gli studiosi, un fenomeno scientificamente inspiegabile, che rivela l’origine miracolosa dell’immagine e comunica al mondo intero un grande messaggio di speranza. Nostra Signora di Guadalupe, che appare a Juan Diego in piedi, vestita di sole, non solo gli annuncia che e’ nostra madre spirituale, ma lo invita – come invita ciascuno di noi - ad aprire il proprio cuore all'opera di Cristo che ci ama e ci salva. Meditare oggi sull'evento guadalupano, un caso di “inculturazione” miracolosa, significa porsi alla scuola di Maria, maestra di umanita’ e di fede, annunciatrice e serva della Parola, che deve risplendere in tutto il suo fulgore, come l'immagine misteriosa sulla tilma del veggente messicano, che la Chiesa ha recentemente proclamato santo.

domenica 11 dicembre 2011

IL Santo Rosario


IL SANTO ROSARIO


Col Rosario si può ottenere tutto. Esso è una lunga catena

che lega il cielo alla terra; una delle estremità è nelle nostre mani

e l'altra in quelle della Santa Vergine.
..Non c'è preghiera più gradita a Dio del Rosario.
Santa Teresina


Il Rosario è la "scala di Giacobbe" per la quale
salgono le nostre preghiere e discendono le grazie.
Sant'Annibale Maria di Francia


Catena dolce che ci rannoda a Dio.
..L'orazione più cara a Maria.
Bartolo Longo


Da quando la Vergine SS. ha dato grande efficacia al Rosario,

non c'è problema né materiale né spirituale che non si possa risolvere con il S.Rosario e con i nostri sacrifici.
..E' l'arma più potente con cui possiamo difenderci in battaglia
Suor Lucia, veggente di Fatima


Quante corone, tante anime salve.
San Massimiliano Maria Kolbe


Non vi è mezzo più sicuro della recita quotidiana del Rosario, per invocare la benedizione di Dio sopra la famiglia.
Papa Pio XII


Il Rosario è devozione divina, la più divina dopo la S.Messa.
San Carlo Borromeo


Il Rosario è un incontro quotidiano
al quale io e la Madonna non manchiamo.
Papa Giovanni Paolo II


Finché il Rosario sarà recitato, Dio non potrà abbandonare il mondo,

perchè questa preghiera è potente sul suo Cuore.
Santa Teresina


Quando noi recitiamo la corona di Maria SS. per qualche anima,

quell'anima sente questi smorzare le ardenti fiamme che la circondano

e prova un refrigerio di Paradiso.

Sant'Annibale Maria di Francia

giovedì 8 dicembre 2011

Apparizione a Mirjana 2 Dicembre 2011 a Medjugorje Alla Croce Blu

mercoledì 7 dicembre 2011

Immacolata Concezione Della Beata Vergine Maria


Immacolata Concezione Della Beata Vergine Maria

8 Dicembre

Non memoria di un Santo, ricorre oggi: ma la solennità più alta e più preziosa di Colei che dei Santi è chiamata Regina. L'Immacolata Concezione di Maria è stata proclamata nel 1854, dal Papa Pio IX. Ma la storia della devozione per Maria Immacolata è molto più antica. Precede di secoli, anzi di millenni, la proclamazione del dogma che come sempre non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima tradizione. Già i Padri della Chiesa d'Oriente, nell'esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la ponevano al di sopra del peccato originale. L'avevano chiamata: " Intemerata, incolpata, bellezza dell'innocenza, più pura degli Angioli, giglio purissimo, germe non- avvelenato, nube più splendida del sole, immacolata ". In Occidente, però, la teoria dell'immacolatezza trovò una forte resistenza, non per avversione alla Madonna, che restava la più sublime delle creature, ma per mantenere salda la dottrina della Redenzione, operata soltanto in virtù del sacrificio di Gesù.
Se Maria fosse stata immacolata, se cioè fosse stata concepita da Dio al di fuori della legge dei peccato originale, comune a tutti i figli di Eva, ella non avrebbe avuto bisogno della Redenzione, e questa dunque non si poteva più dire universale. L'eccezione, in questo caso, non confermava la regola, ma la distruggeva. Il francescano Giovanni Duns, detto Scoto perché nativo della Scozia, e chiamato il " Dottor Sottile ", riuscì a superare questo scoglio dottrinale con una sottile ma convincente distinzione. Anche la Madonna era stata redenta da Gesù, ma con una Redenzione preventiva, prima e fuori del tempo. Ella fu preservata dal peccato originale in previsione dei meriti del suo figlio divino. Ciò conveniva, era possibile, e dunque fu fatto. Giovanni Duns Scoto morì sui primi del '300. Dopo di lui, la dottrina dell'Immacolata fece grandi progressi, e la sua devozione si diffuse sempre di più. Dal 1476, la festa della Concezione di Maria venne introdotta nel Calendario romano.
Sulle piazze d'Italia, predicatori celebri tessevano le lodi della Vergine immacolata: tra questi, San Leonardo da Porto Maurizio e San Bernardino da Siena, che con la sua voce arguta e commossa diceva ai Senesi: " Or mi di’ : che diremo noi del cognoscimento di Maria essendo ripiena di Spirito Santo, essendo nata senza alcun peccato, e così sempre mantenendosi netta e pura, servendo sempre a Dio? ". Nel 1830, la Vergine apparve a Santa Caterina Labouré, la quale diffuse poi una " medaglia miracolosa " con l'immagine dell'Immacolata, cioè della " concepita senza peccato ". Questa medaglia suscitò un'intensa devozione, e molti Vescovi chiesero a Roma la definizione di quel dogma che ormai era nel cuore di quasi tutti i cristiani.
Così, l'8 dicembre 1854, Pio IX proclamava la " donna vestita di sole " esente dal peccato originale, tutta pura, cioè Immacolata. Fu un atto di grande fede e di estremo coraggio, che suscitò gioia tra i fedeli della Madonna, e indignazione tra i nemici del Cristianesimo, perché il dogma dell'Immacolata era una diretta smentita dei naturalisti e dei materialisti.
Ma quattro anni dopo, le apparizioni di Lourdes apparvero una prodigiosa conferma del dogma che aveva proclamato la Vergine " tutta bella ", " piena di grazia " e priva di ogni macchia del peccato originale. Una conferma che sembrò un ringraziamento, per l'abbondanza di grazie che dal cuore dell'Immacolata piovvero sull'umanità. E dalla devozione per l'Immacolata ottenne immediata diffusione, in Italia, il nome femminile di Concetta, in Spagna quello di Concepción: un nome che ripete l'attributo più alto di Maria, " sine labe originali concepta ", cioè concepita senza macchia di peccato, e, perciò, Immacolata.

lunedì 5 dicembre 2011

La Veggente Marija Pavlovic Lunetti Comunica a Radio Maria il Messaggio del 25 Novembre 2011

Commento di Padre Livio al Messaggio da Medjugorje del 25 Novembre 2011 Ricevuto Dalla Veggente Marija Pavlovic

Natuzza Evolo

Natuzza Evolo, di Paravati in provincia di Catanzaro, sin dal 1939 ha manifestato sudorazioni di sangue, con comparsa di piaghe, soprattutto il mercoledì santo, il giovedì santo ed il venerdì santo. Tali fenomeni, tenuti nascosti fino al 1965, sono poi venuti a conoscenza di molte migliaia di persone. Si attribuiscono a Natuzza varie potenzialità: dalla bilocazione alla morte apparente, dalla trance al dialogo con i defunti, dall’esorcismo al canto angelico.



L’angelo custode è il compagno inseparabile della sua vita. Come tutti gli angeli che ha potuto conoscere, è un bambino bellissimo di otto o dieci anni, con i piedi sollevati da terra. Natuzza vede queste creature celesti collocate in una sorta di gerarchia spirituale, perché l’angelo delle persone consacrate, dei sacerdoti e delle suore, sta a sinistra, dando quindi loro la destra perchè li rispetta come rappresentanti del Signore; sta invece alla destra delle persone laiche, che in questo modo riconoscono la superiorità spirituale dell’angelo.


Si vuole una prova di questo? Un giorno si presentano a Natuzza due distinti signori. Il primo è uno studente di Medicina e il secondo un sacerdote gesuita. Entrambi avevano sentito parlare dei carismi di questa donna, volevano conoscerla e, nel caso, smascherarla come una fattucchiera ingannatrice. Per questo il prete si presenta in abiti civili e con un aspetto di giovane scanzonato.


A un certo punto il prete chiede consiglio a Natuzza: «Signora, io dovrei sposarmi presto con una bella ragazza della quale sono molto innamorato…». Natuzza non gli fa finire il discorso, si inginocchia e gli bacia la mano. «Signora, cosa fa?» «Le bacio la mano perché lei è un sacerdote di Dio, perché quando è entrato qui il suo angelo le dava la destra, essendo grande la dignità sacerdotale, mentre l’amico che l’ha accompagnata dava la destra all’angelo.»


Il gesuita, così come moltissime persone che hanno incontrato Natuzza in questi settant’anni, è rimasto colpito dal suo modo di parlare, al tempo stesso semplice e profondo, che testimonia una sapienza che un’analfabeta non potrebbe mai avere. Ma molti hanno potuto anche notare che, quando Natuzza risponde al suo interlocutore, spesso fissa un luogo alle sue spalle. E l’angelo che le sussurra le risposte (lei dice di vederlo anche muovere le labbra), che l’aiuta a centrare immediatamente il problema, che le suggerisce una diagnosi medica o un consiglio spirituale, che le fa uscire dal cuore parole, termini scientifici, concetti teologici che Natuzza non potrebbe mai aver appreso. E quando l’interlocutore è uno straniero, che le parla in inglese piuttosto che in francese, lei gli risponde nella sua stessa lingua


Sempre secondo Natuzza Evolo gli Angeli Custodi assistono gli uomini non solo durante tutta la vita, ma anche nel Purgatorio, fino all’ingresso in Paradiso”.

sabato 3 dicembre 2011

L'ottimismo di Maria


L'ottimismo di Maria

Il Sigillo Dell'amore di Dio

L'inizio e la fine della vita terrena di Maria, pur non avendo nessun riscontro nei vangeli, corrispondono al compimento del progetto che Dio ha sull'umanità. Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gen 2,26), e chiamati a diventare suoi figli (Gv 1,12), gli uomini realizzano questa somiglianza nella vita terrena mediante la pratica di un amore che somigli a quello del Padre (Lc 6,35), e proseguono presso il Signore la loro esistenza oltrepassando la soglia della morte (Gv 11,25-26).

La Chiesa, presentando Maria come modello perfetto di questo itinerario di figliolanza e di somiglianza, ne celebra l'ingresso nell'esistenza terrena con l'Immacolata e quello nella sfera di Dio con l'Assunta. Queste verità, che pur non avendo alcun riferimento nel Nuovo Testamento appartengono al patrimonio di fede del popolo cristiano, sono nate dall'intuito della gente più che da dalla speculazione teologica.

Per “Immacolata” la Chiesa intende che quel groviglio di colpe che impedisce la piena comunicazione di vita tra Dio e l'umanità non pesa su Maria. Questa condizione non è statica, data una volta per sempre, bensì dinamica: la creatura è invitata a collaborare attivamente al dono del Creatore, sintonizzando il suo amore sulla stessa lunghezza d'onda di quello di Dio, “che ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati per mezzo della carità” (Ef 1,4).

Maria viene presentata dagli evangelisti come il segno tangibile di quel che Dio può realizzare con ogni creatura che non metta ostacoli alla potenza del suo amore e si lasci colmare dal suo Spirito. L’Immacolata è il sigillo dell'ottimismo di Dio sull'umanità, il segno di quanto stimi l'uomo, di come abbia bisogno di ogni persona per portare a compimento la sua creazione ed essere Padre per tutti gli uomini (2 Cor 6,18).

Due Annunciazioni

L’abisso che separava gli uomini da Dio è stato colmato con l’Immacolata: la creatura può essere intimamente unita al suo Creatore. Questa piena comunione, possibile a tutti gli uomini (Ef 1,4), è frutto di un processo di crescita nella fede che è stato vissuto anche da Maria. L'itinerario di fede di Maria si può racchiudere nell'arco di due grandi cicli: le annunciazioni. Ogni annunciazione è una chiamata da parte di Dio alla pienezza di vita, e nell’esistenza di Maria s’incontrano due importanti chiamate: nella prima il Dio di Israele si rivolge alla ragazza di Nazaret, nella seconda Gesù, il “Dio con noi” (Mt 1,23), interpella sua madre. La prima annunciazione culminerà nella nascita dell'Uomo-Dio, la seconda in quella della discepola perfetta.

Nella prima annunciazione, Dio, rimasto inascoltato dal sacerdote nel Tempio (Lc 1,20), si rivolge “a quel che il mondo disprezza” (1 Cor 1,28), ad una donna sposata nella malfamata Nazaret (Gv 1,46), e le chiede di diventare la madre di suo Figlio (Lc 1,26-38).

Pienamente fiduciosa nel suo Dio, Maria accetta: la proposta che il messaggero divino le ha fatto è la formulazione di profonde esigenze di vita che aveva dentro di sé e che ora può liberare e far crescere.

La seconda chiamata avviene in un clima altamente drammatico: tutto il clan familiare ha deciso di catturare Gesù ritenuto ormai demente (Mc 3,21-35). Il Galileo, presentatosi come l'inviato del Signore (Lc 4,18-21), si è comportato infatti come un nemico di Dio, trasgredendo i precetti e comandamenti più sacri (Mc 3,5.22; 7,15-23), e mentre le autorità religiose lo bollano come bestemmiatore eretico ed indemoniato (Mt 9,3), per la gente è solo un pazzo a cui lanciare pietre (Gv 8,59).

La richiesta dei famigliari di Gesù “Tua madre e i tuoi fratelli ti vogliono”, è interrotta dalla fredda risposta del Cristo: “Chi è mia madre?...” Per Gesù suoi intimi sono solo quelli che lo seguono e come lui vivono la volontà del Padre traducendola in un amore incondizionato che si rivolge a tutti, prescindendo da categorie religiose, morali e sessuali (Lc 10,29-37).

Maria deve scegliere: o resta con il clan famigliare, che ritiene Gesù un matto, e salva così la sua reputazione, o segue il figlio, conosciuto per essere “un mangione e un beone, amico di pubblicani e peccatori” (Mt 11,19).

A Nazaret la Vergine s'era fidata dell'invito rivoltole dal suo Signore e da questo suo assenso era nato il Messia di Dio. In questa seconda annunciazione, più sofferta e matura, Maria risponde ancora con un sì all'invito alla pienezza di vita che le viene dall'Uomo-Dio e che la condurrà a una nuova nascita: la sua.

Ora sarà la madre che rinascerà dal figlio: nuova nascita che avverrà “dall'alto” (Gv 3,3), da colui che, innalzato in croce, trasformerà la madre nella fedele discepola ( Gv 19,25-27).

Coronamento della prima annunciazione era stata la beatitudine con la quale si aprono i vangeli: “Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore” (Lc 1,45); la seconda annunciazione troverà la sua formulazione nella beatitudine con la quale i vangeli si chiudono: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (Gv 20,29).

La nascita della Donna

Mentre l'annunciazione di Nazaret culmina a Betlemme, dove lo sfolgorio di luce della gloria del Signore avvolge la nascita del Figlio, e pastori e magi sono in adorazione (Lc 2,1-21; Mt 2,1-12), l'altra sfocerà nelle tenebre di Gerusalemme (Mc 15,33), dove bestemmie e sberleffi accompagnano la morte del Cristo e la nascita della Donna (Mc 15,29-32; Gv 19,27).

Presso la croce l’evangelista non presenta una madre schiacciata dal dolore, che comunque sta vicina al figlio anche se questo è un criminale, ma la coraggiosa discepola che ha scelto di seguire il maestro a rischio della propria vita, mentre gli apostoli, che avevano giurato di esser pronti a morire per lui (Mc 14,29-31), sono vigliaccamente fuggiti (Mt 26,56).

Sul Gòlgota, più che una madre che soffre per il figlio, Giovanni mostra infatti la discepola che soffre con il suo Maestro, la Donna che condivide la pena dell' “Uomo dei dolori” (Is 53,3; Rm 8,17). Maria ha preso la sua croce, e si è posta a fianco del giustiziato contro chi lo ha crocifisso, schierandosi per sempre a favore degli oppressi e dei disprezzati.

Non è stato facile per Maria

Per schierarsi col crocifisso si è messa contro la propria famiglia e ha dovuto rompere con la religione che nella persona del suo rappresentante più alto, il Sommo sacerdote, aveva scomunicato Gesù (Mt 26,65; Mc 3,22). Infine, scegliendo il condannato, ha osato pure mettersi contro il potere civile che giustiziava quel Galileo come pericoloso rivoluzionario (Mt 27,38). Maria presso il patibolo aderisce attivamente a Colui che “rovescia i potenti dai troni” (Lc 1,52): sta dalla parte delle vittime di questi potenti e fa sua la croce, cioè accetta, come Gesù, di essere considerata un rifiuto della società pur di non venire meno all'impegno di essere presenza dell'amore di Dio in mezzo al mondo (Mc 8,34).

La fantasia di Dio

Il ciclo aperto con l'annuncio di Nazaret si chiude con l'immagine della santa famiglia unita in crescita d'amore e con Maria che “serba tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,51-52). L'altra annunciazione ha il suo coronamento ideale nella nuova famiglia di Maria, la comunità di Gerusalemme, dove rivive, assieme a tutti i credenti, l'esperienza iniziata a Nazaret: il Dio inascoltato nel Santuario continua a effondere la sua vita, lo Spirito, agli emarginati dal Tempio, alla comunità di eretici Galilei (At 1,14; 2,1ss).

Infine Maria “assunta” in cielo è la firma di Dio sul progetto “uomo”, un uomo che si lasci coinvolgere dall'azione vivificante dello Spirito santo. Tale glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli perché, come scrive Paolo, quanti seguono il Signore “siedono nei cieli, in Cristo Gesù” (Ef 2,6), sono come lui vincitori della morte e continuano a vivere per sempre (Gv 11,25).

Per Maria l'assunzione è la normale conclusione di un'esistenza straordinaria: fin da Nazaret si è diretta sempre verso scelte di vita, si è fidata della fantasia di quel Dio che trasforma tutte le cose in bene (Rm 8,28), e fa sì che quelle che sembrano pietre, siano invece pane (Mt 7,9); un Dio che sceglie quel che nel mondo è disprezzato per farne oggetto del suo amore (1 Cor 1,27-30;) e fa sì che un'anonima ragazza di uno sperduto villaggio venga “proclamata beata da tutte le generazioni” (Lc 1,48).

Ania Golędzinowska Međugorje Perchè Aderire a Cuori Puri

domenica 27 novembre 2011

Beata Vergine Della Medaglia Miracolosa


Beata Vergine Della Medaglia Miracolosa

27 Novembre

A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac. La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore e raccoglimento. È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa, dalle apparizioni della S. Vergine a una giovane novizia delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’Paoli, Caterina Labourè, a cui la Madonna affidò la realizzazione di una medaglia cosiddetta “miracolosa” che, da quasi due secoli ormai, ha conquistato con le sue innumerevoli grazie e prodigi il mondo intero. La stessa Caterina Labourè, così racconta la storia delle apparizioni: “Venuta la festa di San Vincenzo (19 luglio 1830) la buona Madre Marta (direttrice delle novizie) ci fece alla vigilia un'istruzione sulla devozione dovuta ai Santi e specialmente sulla devozione alla Madonna. Questo mi accese un gran desiderio di vedere la Santissima Vergine, che andai a letto col pensiero di vedere in quella stessa notte la mia buona Madre Celeste: era tanto tempo che desideravo vederla. Essendoci stato distribuito un pezzettino di tela di una cotta di San Vincenzo, ne tagliai una metà e l'inghiottii. Cosi mi addormentai col pensiero che San Vincenzo mi avrebbe ottenuto la grazia di vedere la Madonna.
Alle undici e mezzo mi sento chiamare per nome: “Suor Labouré! Suor Labouré”. Svegliatami, guardo dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tiro la cortina e vedo un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale mi dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”. Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo. Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più dolce della mia vita… “Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”. Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”. Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella: vede come due quadri animati che le passano davanti in dissolvenza incrociata. Nel primo, la Santa Vergine è in piedi su una semisfera (il globo terrestre) e tiene tra le mani un piccolo globo dorato. I piedi di Maria schiacciano un serpente. Nel secondo, dalle sue mani aperte escono raggi di uno splendore abbagliante. Nello stesso tempo Caterina ode una voce, che dice: “Questi raggi sono il simbolo delle grazie che Maria ottiene per gli uomini”. Poi un ovale si forma attorno all’apparizione e Caterina vede scriversi in un semicerchio questa invocazione, prima sconosciuta, in lettere d’oro: “O Maria concepita senza peccato prega per noi che ricorriamo a Te”. Subito dopo l’ovale della medaglia si gira e Caterina ne vede il rovescio: in alto una croce sormonta la M di Maria, in basso due cuori, l’uno incoronato di spine, l’altro trapassato da una spada. Caterina ode allora queste parole:”Fai coniare una medaglia, secondo questo modello. Coloro che la porteranno con fede riceveranno grandi grazie”. Caterina riferisce al suo confessore, il Padre Aladel, la richiesta fatta dalla Madonna circa la medaglia, ma il sacerdote reagisce negativamente ed intima alla novizia di non pensare più a queste cose. Qualche mese più tardi, pronunciati i voti, Caterina Labourè viene inviata al ricovero di Enghien per curare gli anziani. La giovane suora si mette al lavoro,. ma una voce interiore l’assilla continuamente: “Si deve far coniare la medaglia”. Caterina ne riparla al suo confessore. Intanto nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”. Nell’autunno 1834 c’erano già più di 500.000 medaglie. Un anno dopo soltanto ne circolavano più di un milione. Nel 1839 la medaglia veniva diffusa in più di dieci milioni di esemplari, e alla morte di suor Caterina, nel 1876, si contavano più di un miliardo di medaglie.

La Medaglia Miracolosa

"Tutte Le Persone Che Porteranno Questa Medaglia Riceveranno Grandi Grazie, Specialmente Portandola Al Collo"

"Le grazie saranno più abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia”.

Queste sono state le straordinarie parole pronunciate dalla Madonna in occasione delle sue manifestazioni a Santa Caterina Labouré, nel 1830.

Da allora e fino ad oggi, questo torrente di grazie che fluisce dall'eternità verso di noi, non si è mai fermato per tutti quelli che portano con fede la Medaglia Miracolosa.

Queste sono le ragioni che hanno spinto l’associazione Luci sull’Est a dare vita a questa campagna di distribuzione della Medaglia Miracolosa in tutta Italia.

Clicca qui per ricevere la sua Medaglia tramite posta.


Santa Caterina Labouré
Insieme con la Medaglia, Lei riceverà anche la novena alla Madonna della Medaglia Miracolosa per chiedere con fede e fiducia le grazie di cui ha bisogno. Oltre ad un riassunto della sua meravigliosa storia.

Ecco cosa ha detto la Madonna durante una delle sue apparizione a Santa Caterina Labouré:

"Tutte le persone che porteranno questa Medaglia riceveranno grandi grazie".

Da notare: La Madonna non ha detto "alcune persona”, ma "tutte le persone". Ed ha anche assicurato che "le grazie saranno abbondanti".

La invito a fare come migliaia di italiani che hanno già richiesto le loro Medaglie. E tramite questa devozione hanno ricevuto le grandi grazie promesse dalla Madonna. Clicchi qui per ricevere la sua Medaglia.



Alla scomparsa di Santa Catarina Labouré, nel 1876, il totale di Medaglie già distribuite oltrepassava il milione.

Lei avrà bisogno di una GRANDE grazia?

Porti la Medaglia e la chieda a Maria con fede e fiducia.

Con questa devozione, la Madonna opera sorprendenti conversioni; per mezzo di questa Medaglia, Ella protegge e guarisce l’anima.

O forse c'è qualcuno, caro al Suo cuore, che è agitato od esposto a qualche tentazione? Dia a questa persona una Medaglia e preghi con fiducia la novena della Medaglia Miracolosa!

Con certezza la Sua preghiera sarà ascoltata. Domandiamo:

* Che la Santa Vergine rafforzi i legami d'amore e di rispetto tra genitori e figli; che mantenga unite le famiglie, aumentando l'amore reciproco tra gli sposi;

* Che Ella restauri la pace e la felicità nelle famiglie sfortunate od affondate nelle sabbie mobili del vizio e della discordia;

* Che accordi la grazia del pentimento e della conversione a coloro che hanno smarrito la retta via.

Fronteggiare le difficoltà di questa vita senza l’aiuto e protezione del Cielo è temerario!

Ecco perché, oltre ad ordinare oggi stesso la sua Medaglia Miracolosa, la invito anche a fare tutto quello che potrà per diffonderla al più gran numero di persone.

Cliccando qui, e compilando il suo tagliando di adesione, Lei riceverà tramite Posta, e al più presto, la sua Medaglia.

Insieme con la Medaglia e la novena, Lei riceverà anche un’invito a partecipare a questa campagna tramite una sua offerta. Il bollettino di conto corrente postale che le sarà inviato non è una fattura, si tratta di una offerta libera e del tutto volontaria.

Ed oltre alle grandi grazie promesse dalla Madonna, Luci sull’Est augura a tutti i partecipanti a questa campagna di diffusione della Medaglia Miracolosa la benedizione della Madre Santissima.

Nelson Fragelli
Associazione Luci sull´Est

domenica 20 novembre 2011

Testimonianza Di Una Conversione Dall’Islam


Testimonianza Di Una Conversione Dall’Islam

Sono nato nel sud dell'Iran, ad Abdan, da una famiglia musulmana sciita. Mio nonno era il leader di tutta la tamiglia: 19 figli e 84 nipoti! Il "capo" ha il dovere di sceglie­re e preparare il suo erede spirituale: tra tutti fui scelto io. Nella mia adolescenza mi erano accaduti, infatti, diversi incidenti e, ogni volta, vedevo come l'ombra di una persona che mi salvava dal perico­lo. Mio nonno interpretò questi fatti come un "se­gno" di predestinazione. Mi insegnò tutto ciò che conosco dell'Islam; poi entrai a far parte degli "isbu-lah" (ezbollab): il partito di Dio. Rimasi nel­l'esercito circa tre anni, studiando intensamente il Corano, preparandomi alla missione di diffondere l'Islam. Inviato in Malaysia, mi arrestarono: avevo trenta passaporti illegali! Incarcerato, iniziai a inse­gnare religione musulmana agli altri detenuti e ad istruirli sui loro compiti di fronte ad Allah. Ogni giorno lavoravo e pregavo molto. Leggevo e rileg­gevo continuamente il Corano, pregavo cinque vol­te al giorno, inginocchiandomi diciassette volte e ripetendo numerose formule. Ero in grado di aiuta­re gli altri musulmani in carcere, perché mi sentivo profondamente immerso nella vita dello spirito.

Addirittura ero capace, chiudendo gli occhi, di "vedere" cosa facesse una persona nella stanza vi­cina, e questo mi ha spinto a desiderare ancora di più tale "potere spirituale".

Una notte - mentre meditavo sulle parole del Corano, che si ripetono senza comprenderne il si­gnificato, perché sono misteri - uno spirito entrò nella mia cella. Era uno spirito molto più forte di me, per cui sentii una grande paura e cercai di usa­re tutti gli strumenti (la preghiera e le invocazioni) del Corano: nel nonne di Allah ti ordino di andarte­ne!; nel nome di Allah ti esorcizzo Satana!... Ma non ci fu nulla da fare: mi sentii soffocare e mi ri­volsi al cielo, gridando a Dio di aiutarmi. Subito una voce chiara mi disse: "Invoca il nome di Ge­sù!". Io pronunciai queste parole ma, ancor prima che terminassi di dirle, tutto tornò alla normalità. Non so spiegare perché esclamai: "Gesù aiuta­nti!": è come quando un uomo sta affogando e tu gli getti una corda per salvarlo e lui, certo, la affer­ra subito, senza farsi troppe domande. Così ho fatto io; poi gridai: "Se tu sei verità, mostramelo!". Questo, però, non fu l'inizio della mia conversione, ma della mia "confusione". Perché Gesù aiutava un musu1mano? Io avevo fatto tutto il possibile per di­ventare un bravo musulmano, avevo cercato di im­pegnarmi nella via di Allah e desideravo anche es­sere un martire per lui, tanto da aver imparato a camminare sulle mine... Il governo iraniano era solito presentare pubblicamente i Kamikaze (fidaji-gin) in una cerimonia parti­colare: tutti coloro che desi­deravano sacrificarsi avevano il privilegio di ricevere il Co­rano timbrato dal governo. Ho partecipato anche ad ese­cuzioni capitali. Capivo, pe­rò, che c'era qualcosa di sba­gliato. Non dubitavo di Allah o dell'Islam, anzi! Ma questo dubbio mi angoscia­va, come se aspettassi una risposta che mai arriva­va. Io credevo in Mohammed - l'ultimo dei profeti - ed ero convinto che la religione perfetta fosse l'Islam: allora, perché Gesù mi aveva aiutato? Me­ditavo alcuni versetti: "le vie di Allah sono molte, non importa da quale parte sali la montagna, sem­pre ti porta alla cima". Forse Allah voleva una strada diversa per me: con tutto il cuore e con tutte le forze gli chiesi che mi mostrasse la via facendo un digiuno, seduto nel medesimo luogo (un angolo della cella) e pregavo sempre. Dopo due settimane, però, ancora non avevo risposta.

In piena crisi, pensai: "Se tu Allah sei il grande e vedi il cuore degli uomini, allora sai che io ti amo: ma ora non so nemmeno più se la mia vita ti interessa ...". Sentii allora la forza di Dio riempire la stanza, sentii la sua presenza e la sua santità. Nell'Islam si insegna che mai Allah visita un uo­mo: sentivo perciò di aver fatto un grande peccato contro di Lui, perché Egli mi aveva visitato! Allah è così santo e io così cattivo: perciò mi rifugiai in un angolo della stanza, piegando il capo tra le brac­cia, accovacciato a terra, e gridai più volte: "Allah perdonami!....".

Mentre piangevo, sentii toccarmi sulla spalla ed una voce che diceva: "Io ti perdono!"; e, nello stesso momento, sentii fisicamente il perdono, an­che se non me lo sapevo spiegare.

Allora mi sono chiesto: "Chi sei Tu che puoi perdonarmi ed io sentire il perdono oggi?" e la ri­sposta di Lui: "Io sono Gesù il Figlio del Dio vivo. Io sono la Via, la Verità e la Vita". Mi sentii venir meno e accasciandomi caddi con la faccia a terra, piangendo alla presenza di Dio. Per molti anni ave­vo cercato di piacere a Lui: ora questo Dio mi dice­va: ama come io amo, perdona come io perdono. Così ho trovato ciò che desiderava il mio cuore e mi sono detto: sì, questa è la verità di Dio! Dio è perdono e carità! Piansi per due ore, prostrato ai suoi piedi, e Lui mi disse: "Guarda in alto!". Vidi come in uno schermo gente di varie età, popoli, na­zioni e religioni: di ognuno potevo vedere ogni peccato commesso. Vedevo le potenze diaboliche, i vizi e i peccati di ogni singola per­sona. Mentre piangevo, dissi a Dio: "Perdonali Signore!". Lui mi disse: "È facile per­donare i peccatori. E’ facile perdonare a loro, come io ho perdonato a te". Poi dissi: "Chi racconterà tutto questo? Manda me, o Signo­re!" E lui: "Va'!'.

Così sono diventato cristiano ed ho pregato il Signore di mandarmi una Bibbia. Un uomo, di et­nia indiana, dandomi un libro mi disse: "Ecco ciò che tu hai chiesto!". Era orientale ed io dimenticai di ringraziarlo, rendendomi però subito conto che quel libro era proprio la Bibbia!

Poi mi sono ritirato nella mia stanza e ho detto a Dio: "Te l'ho chiesto ieri notte e Tu questa mattina me lo hai subito dato. È meraviglioso! Tu esaudisci le richieste, Tu sei un Dio potente e, com'è scritto, Tu provvedi alle necessità prontamente!". Perciò io vi dico che la Bibbia è veramente la Parola vivente di Dio; ve lo dico, lo attesto e confermo tutto e do questa testimonianza perché gli uomini conoscano e sentano parlare di questo grande Dio. Non pretendo che ogni uomo diventi cristiano con questa mia te­stimonianza, ma io ti garantisco che il Dio onnipo­tente, che è venuto e mi ha toccato con la sua mano sulla spalla ed ha cambiato totalmente la mia vita, perdonando tutti i miei peccati, assicurandomi che sarò con Lui in Cielo; ebbene, questo Dio può con­cedere anche a voi le stesse cose, dandovi la gioia del perdono e dell'amore. Questo è Gesù Cristo: a Lui sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Ogni musulmano si interroghi su Gesù Cristo: può un uomo diventare Dio? Certamente no: un uomo non può diventare Dio, però io credo che se Dio è "Grande", Egli può certamente far tutto e, dunque, diventare Lui uomo; può manifestare Se stesso in un corpo di uomo ed è per questo che, co­me cristiani, diciamo che Gesù Cristo è Figlio di Dio, per salvare tutta l'umanità.Chiunque chieda qualsiasi cosa a Gesù Cristo, con cuore sincero, la otterrà. Chiedi a Gesù e otter­rai, perché Lui è il Dio grande e onnipotente; pro­va, e vedrai che è Lui il Dio vero. "Io sono Gesù Cristo il Figlio del Dio vivente".

sabato 12 novembre 2011

Testimonianza di Mirjana a Medjugorje il 1 Novembre 2011

giovedì 10 novembre 2011

La Confessione


La confessione frequente aiuta a consolidare l’esperienza della propria impotenza nell’ordine soprannaturale ed ad affidarsi pienamente alla grazia di Dio Nostro Signore.

IL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
Non c’è peccato che non possa essere perdonato se ci avviciniamo alla misericordia di Dio con un cuore contrito ed umiliato. Nessun male può vincere la misericordia di Dio.

La confessione frequente, raccomandata dalla Chiesa, aumenta la coretta conoscenza di sé, fa crescere l’umilità cristiana, aiuta a sradicare le cattive abitudini, aumenta la delicatezza di coscienza, evitando di cadere nella tiepidezza o nell’indolenza, fortifica la volontà e conduce l’anima ad uno sforzo costante per perfezionare in se stessa la grazia del battesimo, verso un’identificazione più intima con Gesù Cristo. Allo stesso tempo aiuta a consolidare l’esperienza della propria impotenza nell’ordine soprannaturale ed ad affidarsi pienamente alla grazia di Dio Nostro Signore.

Consapevole della necessità permanente della conversione del cuore per la realizzazione piena della volontà di Dio nella propria vita, quindi si raccomanda di frequentare il sacramento della riconciliazione almeno una volta al mese, facendone un incontro vitale e rinnovatore con Cristo e con la Chiesa.

È necessario avvicinarsi al sacerdote –per quanto possibile, un confessore fisso- mettendo in atto la propria fede nella presenza e nell’azione santificatrice di Cristo, con semplicità ed umilità. Si espongono le mancanze brevemente, chiaramente ed integralmente. L’orientamento del confessore va ascoltato con attenzione soprannaturale e bisogna compiere la penitenza con vero spirito di riparazione, non appena sia possibile. Inoltre, secondo una saggia tradizione cristiana, si possono offrire il proprio lavoro e le proprie attività in soddisfazione dei peccati.

Come segno di gratitudine e di venerazione per il perdono ricevuto, si consiglia di formulare un proposito di correzione personale, animato dall’amore per Dio e da un rispettoso timore, impegnandosi per unva vita di maggiore fedeltà alla missione ricevuta ed ai propri compiti di cristiano.

L’ESAME DI COSCIENZA
Senza la pretesa di esaustività, né tantomeno di obbligatorietà, offriamo qui di seguito una guida all’esame per la confessione, tratta dal Rituale della penitenza. Il cristiano può servirsi di questo testo o di altri che gli sembrino più appropriati alle sue necessità personali.

PREGHIERA PER CHIEDERE AIUTO
Signore e Dio mio, che conosci i cuori di tutti gli uomini, dammi la grazia di esaminare sinceramente e conoscere veramente il mio, in modo che disveli tutti i miei peccati, affinché, confessandomi bene e ravvedendomi, meriti il tuo perdone e la tua grazia nella terra e la vita eterna nel cielo. Per Cristo nostro Signore. Amen.

1. Mi accosto al sacramento della penitenza con il sincero desiderio di purificarmi, di rinnovare la vita e l’amicizia più profonda con Dio, o, al contrario, lo considero come un peso che si deve sopportare il più raramente possibile?

2. Mi sono dimenticato o ho omesso a proposito nelle confessioni passate qualche peccato grave?

3. Ho compiuto la penitenza che mi fu imposta? Ho riparato le ingiustizie che ho potuto commettere? Mi sono sforzato di mettere in pratica i propositi, per correggere la mia vita secondo il Vangelo?

II

1. Il mio cuore tende a Dio in modo da amarlo davvero al di sopra di tutte le cose, nel compimento fedele dei suoi comandamenti, comu un figlio ama suo padre, o, al contrario, vivo ossessionato dalle cose temporali? Agisco con retta intenzione nelle mie faccende?

2. È stabile la mia fede in Dio, che mi ha parlato per mezzo di suo Figlio? Aderisco fermamente alla dottrina della Chiesa? Mi interesso della mia formazione cristiana, ascoltando la parola di Dio, illuminando la mia fede con letture appropriate, partecipando attivamente alle attività formative ed evitando tutto ciò che possa danneggiare la mia fede? Ho professato sempre con vigore e senza timori la mia fede in Dio? Ho manifestato la mia condizione di cristiano nella vita pubblica e privata?

3. Prego nella mattina e nella sera? La mia preghiera è autentica conversazione della mente e del cuore con Dio, o un puro rito esterno? Ho offerto a Dio le mie attività, le miei gioie e i miei dolori? Ricorro a Lui nelle mie tentazioni?

4. Nutro riverenza verso il nome di Dio o lo offendo con blasfemie, falsi giuramenti, usando il suo nome in vano? Ho avuto una condotta irriverente verso la Madonna o i santi?

5. Partecipo attivamente, attentamente, e fervorosamente alla celebrazione eucaristica della domenica e dei giorni di festa della Chiesa? Ho rispettato il precetto annuale della confessione e comunione a Pasqua?

6. Ho forse altri «dèi», ovvero delle cose per le quali mi preoccupo e nelle quali spero di più che in Dio, come possono essere le ricchezze, le superstizioni, lo spiritismo o qualsiasi forma di magia?

7. Dedico all’impresa della mia santificazione cristiana e all’edificazione della mia vocazione di apostolo l’attenzione e lo sforzo che dedico ai miei affari o ad altre attività personali o sociali?

III

1. Ho un autentico amore verso il mio prossimo, o abuso dei miei fratelli usandoli per i miei fini e comportandomi con loro come non vorrei che si comportassero con me? Li ho scandalizzati gravemente con parole ed opere?

2. Ho contribuito, nel seno della mia famiglia, al bene ed all’allegria degli altri, sforzandomi di praticare la pazienza ed il vero amore?

3. Condivido i miei beni con chi è più povero? Mi preoccupo per i deboli ed i bisognosi, o, al contrario, disprezzo il prossimo?

4. Realizzo nella mia vita la missione che ho accettato il giorno della mia cresima e che ho ratificato con la mia incorporazione al Regnum Christi? Ho zelo apostolico? Collaboro nelle attività dell’équipe, sempre che mi è possibile? Ho cercato di porre rimedio, secondo le mie possibilità, alle necessità della Chiesa, del Movimento e del mondo? Ho pregato per esse, specialmente per l’unità della Chiesa, l’evangelizzazione degli uomini, l’aumento delle vocazioni alla vita sacerdotale ed alla vita consacrata, la realizzazione della pace e della giustizia?

5. Sono generoso nell’apportare i talenti che Dio mi ha dato (qualità personali, capacità di iniziativa, tempo, risorse economiche, contatti professionali, ecc.), per sostenere gli apostolati del Regnum Christi ed il bene generale della Chiesa?

6. Considero quanto vale la salvezza di una sola anima? Ho fatto ttuo ciò che è possibile per avvicinare a Dio ed alla Chiesa la mia famiglia ed i miei amici? Ho offerto ad altre persone l’opportunità di formare parte del Regnum Christi, come un mezzo per crescere nella loro vita cristiana e collaborare alla missione evangelizzatrice della Chiesa?

7. Mi preoccupo per il bene e la prosperità della comunità umana in cui vivo, o passo la vita preocuppandomi solo di me stesso? Partecipo, secondo le mie possiblità, alla promozione della giustizia, dell’onestà dei costumi, della concordia e della carità nella convivenza? Ho compiuto i miei doveri civili? Ho pagato le mie tasse?

8. Nel mio lavoro o incarico, sono giusto, laborioso, onesto, prestando con amore il mio servizio alla società? Ho dato ai miei operai, impiegati o domestici il giusto salario? Ho compiuto le promesse ed i contratti?

9. Ho prestato alle legittime autorità l’obbedienza ed il rispetto dovuti?

10. Se ho qualche incarico o esercito una qualche autorità, uso la mia posizione per utilità personale o per il bene degli altri, con spirito di servizio?

11. Ho mantenuto la verità di coscienza e la fedeltà, oppure ho pregiudicato qualche persona con parole false, calunnie, menzogne, o violando qualche segreto?

12. Ho provocato qualche danno alla vita, all’integrità fisica, alla fama, all’onore, o ai beni di altri? Ho provocato o indotto all’aborto? Ho odiato qualcuno? Mi sento separato da qualcuno per liti, ingiurie, offese, risentimenti o inicimicizie? Se ho calunniato qualcuno, ho riparato questa ingiuria? Ho parlato male di qualcuno, mettendo in evidenza i suoi difetti ed i suoi limiti? Ho pensato male del prossimo?

13. Ho rubato o desiderato igiustamente le cose di altri, o gli ho inflitto qualche danno? Ho restituito o riparato questo danno?

14. Se qualcuno mi ha ingiuriato, mi sono mostrato disposto alla pace ed a concedere, per amore a Cristo, il perdono, o mantengo desideri di odio e vendetta?

15. Ho omesso, per egoismo, qualcosa che avrei dovuto fare come segno di giustizia verso il mio prossimo?

IV

1. Qual è la direzione fondamentale della mia vita? Mi anima la sperana della vita eterna? Mi sforzo di avanzare nella vita spirituale per mezzo del compimento fedele dei miei impegni nelle pratiche di pietà: preghiera, lettura e meditazione della Parola di Dio, partecipazione ai sacramenti, ritiro mensile, mortificazione? Mi sto sforzando di domare i miei vizi, le mie inclinazioni e le mie passioni negative: l’invidia, la gola nel mangiare e nel bere, la pigrizia, l’avarizia, l’ira? Mi sono ribellato a Dio per supervia o iattanza, oppure ho disprezzato gli altri ingigantendo me stesso? Ho imposto agli altri la mia volontà, contro i loro desideri ed i loro diritti?

2. Che uso ho fatto del mio tempo, delle mie forze, dei doni che Dio mi ha dato? Li ho usati per superarmi e perfezionarmi, secondo la volontà di Dio, o solo a mio vantaggio esclusivo ed egoista? Ho vissuto in modo ozioso e pigro?

3. Ho sopportato con serenità e pazienza i dolori e le contrarietà della vita? Ho mortificao il mio corpo per aiutare a completare ciò che manca alla passione di Cristo? Ho osservato la legge del digiuno e dell’astinenza?

4. Ho mantenuto i miei sensi e tutto il mio corpo nella purezza e nella castità, nella consapevole che siamo templi dello Spirito Santo, chiamati a risuscitare nella gloria, e come segno dell’amore fedele che Dio rivolge agli uomini, segno che acquisisce tutta la sua luce nel matrimonio? Ho macchiato la mia carne con la fornicazione, l’impurezza, con parole o pensieri indegni, con azioni o desideri turpi? Mi sono intrattenuto con conversazioni, letture, spettacoli o divertimenti contrari all’onestà umana e cristiana? Ho incitato altri al peccato con la mia mancanza di decenza?

5. Ho agito qualche volta contro la mia coscienza, per timore o ipocrisia?

6. Ho cercato di agire dentro la vera libertà dei figli di Dio, secondo la legge dello spirito, o sono servo delle mie passioni?

V. DOMANDE PARTICOLARI
Per i figli:
Sono stato obbediente con i miei genitori, manifestandogli rispetto e prestandogli aiuto nelle loro necessità spirtuali e temporali?

Per i genitori:
Mi preoccupo di dare un’educazione cristiana ai miei figli, aiutandoli con il mio esempio ed esercitando la mia autorità con giustizia e carità? Sono fedele al mio coniuge nel cuore e nella vita? Ho osservato la legge morale nell’uso del matrimonio?

ATTO DI CONTRIZIONE
Signore mio Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, mio Creatore e Redentore: per essere tu chi sei e perché ti amo sopra tutte le cose, mi pento con tutto cuore di tuttto il male che ho fatto e di tutto il bene che non ho compiuto, perché peccando ho offeso te, che sei il sommo bene e sei degno de essere amato sopra ogni cosa. Offro la mia vita, le mie opere e le mie fatiche in riparazione dei miei peccati. Mi propongo fermamente, con l’aiuto della tua grazia, di fare penitenza, di non peccare nuovamente e di fuggire dalle occasioni di peccato. Signore, per i meriti della tua passione e morte, abbi pietà di me, e dammi la tua grazia perché io non ti offenda mai più. Amen.

mercoledì 9 novembre 2011

Don Aldo Buonaiuto Intervista su Halloween 2011

domenica 6 novembre 2011

Apparizione Della Madonna Di Medjugorje a Mirjana Del 2 Novembre 2011 a Medjugorje

Padre Nostro Per Ottenere Santi Sacerdoti


Padre Nostro Per Ottenere Santi Sacerdoti

Padre nostro che sei nei cieli, Tu hai promesso di non lasciarci orfani (Gv 14,18). Continua ad essere presente in mezzo a noi nella persona di ministri santi e santificatori.

Sia santificato il tuo nome mediante il ministero dei sacerdoti che, rivestiti del sacerdozio di Cristo, ti facciano conoscere ed amare da tutti i popoli.

Venga il tuo regno, regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace, perché tutte le creature, liberate dalla schiavitù della corruzione, possano partecipare alla gloriosa libertà dei tuoi figli (Rom 8,21)

Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Tu vuoi che “tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4). Continua a mandare alla tua Chiesa i ministri che insegnino agli uomini le verità che sono via al cielo.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Non lasciar mai mancare chi spezzi il pane del Vangelo, alimento del corpo e dello spirito e apra a noi i tesori della vita divina.

Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori Tu hai dato agli apostoli il potere di rimettere i peccati (Gv 20,23): manda alla tua Chiesa sacerdoti che, con il Sacramento della Penitenza, riconciliano i peccatori con Dio e con la Chiesa.

Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male Perdona le nostre colpe, allontana da noi i meritati castighi e fa che, per la predicazione dei tuoi ministri, ogni uomo ascolti la tua voce che chiama ad amare e a fare il bene e a fuggire il male.

Così sia

Preghiera Per i Sacerdoti


Ultimo Messaggio di Medjugorje 2 Novembre 2011 Apparizione a Mirjana

Vi invito di nuovo: pregate per i vostri pastori. Vi ringrazio.


Preghiera Per i Sacerdoti

Signore Gesù, hai scelto i Tuoi preti tra noi e li hai mandati a proclamare la Tua Parola e ad agire nel Tuo Nome. Per un così grande dono alla Tua Chiesa, Ti lodiamo e Ti rendiamo grazie. Ti chiediamo di riempirli con il fuoco del Tuo amore, cosicché il loro ministero riveli la Tua presenza nella Chiesa. Poiché sono vasi di argilla, preghiamo perché il Tuo potere operi nella loro debolezza. Nelle loro afflizioni non permettere che siano schiacciati; nei dubbi non disperino; nella tentazione non siano distrutti. Ispirali nella preghiera di vivere ogni giorno il mistero della Tua Morte e Resurrezione. Nel tempo della debolezza, invia loro il Tuo Spirito e aiutali a lodare il Tuo Padre Celeste e a pregare per i poveri peccatori. Con lo stesso Santo Spirito poni la Tua Parola sulle loro labbra e il Tuo Amore nei loro cuori, perché portino la Buona Novella al povero e fascino i cuori spezzati. Possa infine il dono di Maria, Tua Madre, al discepolo che hai amato, essere il Tuo dono a ogni prete. Concedi che Lei, che Ti ha formato alla sua immagine umana, possa formarli alla Tua immagine divina, per la potenza del Tuo Spirito, a gloria di Dio Padre. Amen.

O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te.

giovedì 3 novembre 2011

Commento di Padre Livio al Messaggio del 2 Novembre 2011 Dato Dalla Madonna a Mirjana

Testimonianza a Medjugorje Con Ania e Diego Manetti

mercoledì 2 novembre 2011

Papa Benedetto XVI Udienza Generale Del 2 Novembre 2011


"Cari amici, la solennità di tutti i Santi e la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dicono che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte, in una totalità che trascenda anche lo spazio e il tempo. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio. E noi sappiamo che Dio è uscito dalla sua lontananza e si è fatto vicino, è entrato nella nostra vita e ci dice: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno"

(Benedetto XVI, Udienza Generale Del 2/11/2011)

Messaggio Della Madonna Di Medjugorje Dato a Mirjana il 2 Novembre 2011


«Cari figli, il Padre non vi ha lasciato a voi stessi. Il suo amore è immenso, l’amore che mi conduce a voi per aiutarvi a conoscerlo, affinché tutti, per mezzo di mio Figlio, possiate chiamarlo “Padre” con tutto il cuore e affinché possiate essere un popolo nella famiglia di Dio. Ma, figli miei, non dimenticate che non siete in questo mondo solo per voi stessi e che io non vi chiamo qui solo per voi. Coloro che seguono mio Figlio pensano al fratello in Cristo come a loro stessi e non conoscono l’egoismo. Perciò io desidero che voi siate la luce di mio Figlio, che voi illuminiate la via a tutti coloro che non hanno conosciuto il Padre - a tutti coloro che vagano nella tenebra del peccato, della disperazione, del dolore e della solitudine - e che mostriate loro con la vostra vita l’amore di Dio. Io sono con voi! Se aprite i vostri cuori vi guiderò. Vi invito di nuovo: pregate per i vostri pastori! Vi ringrazio».

martedì 1 novembre 2011

Don Oreste Benzi


Il giorno che morì, il 2 novembre di quattro anni fa, di fronte alla sua salma appena composta, trovarono il suo libretto "Pane quotidiano", questo pensiero profetico: "Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa vita, li apro all'infinito di Dio.

Don Oreste Benzi

San Clemente, Forlì, 7 Settembre 1925 - Rimini, 2 Novembre 2007

lunedì 31 ottobre 2011

Madre Speranza di Gesù

domenica 30 ottobre 2011

Indulgenze Per i Defunti


Indulgenze Per i Defunti

Come aiutare i nostri defunti:
La Chiesa, madre e maestra, ci addita parecchi mezzi per suffragare le anime dei nostri cari e aiutarle a raggiungere la pienezza della vita eterna. L’aiuto più efficace è la S. Messa, la Comunione fatta in suffragio dei defunti. La celebrazione Eucaristica, rinnovando il sacrificio di Gesù, è l'atto supremo di adorazione e riparazione che possiamo offrire a Dio per le anime dei defunti.

La preghiera:
un mezzo sempre efficace, alla portata di tutti, tanto più efficace quando non chiediamo aiuti e beni per noi stessi, ma perdono e salvezza per le anime dei nostri cari. Questa preghiera è tanto gradita a Dio perché coincide con la sua volontà salvifica: Egli desidera, attende di incontrarci tutti in Cielo, in quella beatitudine per la quale ci ha creati.

Oltretutto per molti di noi è un dovere di gratitudine per il bene ricevuto da parenti e amici e insieme una garanzia perché le anime, giunte in Paradiso, pregheranno per noi. Tra le preghiere tanto raccomandate dalla Madonna, la recita del Rosario, con l'aggiunta dopo il Gloria, di una invocazione per i defunti: l'Eterno riposo. Oltre la preghiera possiamo suffragare le anime con mortificazioni, sacrifici, penitenze, beneficenza e atti di carità, in riparazione dei peccati commessi mentre erano in vita.

Le Indulgenze

La Chiesa ci propone per suffragare le anime del Purgatorio anche la pratica delle "indulgenze". Queste ottengono la remissione della pena temporale dovuta per i peccati. Ogni colpa, anche dopo il perdono, lascia come un debito da riparare per il male commesso. La Chiesa traendo dal suo tesoro "spirituale", costituito dalle preghiere dei Santi e dalle opere buone compiute da tutti i fedeli, quanto è da offrire a Dio perché Egli "condoni" alle anime dei defunti quella pena che altrimenti essi dovrebbero trascorrere nel Purgatorio.

L’indulgenza più nota è legata alla commemorazione di tutti i defunti, il 2 novembre, mediante: visite alle tombe, celebrazione Eucaristica al cimitero, visita a una Chiesa.

Si può lucrare l’indulgenza plenaria a partire dal mezzogiorno del 1° novembre a tutto il 2 novembre.

Si può lucrare una sola volta ed è applicabile solo ai defunti. Visitando una Chiesa, (si reciti almeno un Padre nostro e il Credo).

A questa si aggiungono le tre solite condizioni Confessione, Comunione, preghiera secondo le intenzioni del Papa (Pater, ave, gloria).

Queste tre condizioni possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti il 2 novembre. Nei giorni dall’1 all’8 novembre chi visita il cimitero e prega per i defunti può lucrare una volta al giorno l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle condizioni di cui sopra.

venerdì 28 ottobre 2011

Funerali di Simoncelli Omelia Del Vescovo Di Rimini Francesco Lambiasi 27-10-2011



Funerale Simoncelli Il Testo Completo Dell'omelia Del Vescovo Lambiasi

Il testo integrale dell'omelia pronunciata dal vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, per il funerale di Marco Simoncelli a Coriano:

Coriano | 27 Ottobre 2011

Vorrei accostarmi al vostro dolore, carissimi papà Paolo e mamma Rossella, carissime Martina e Kate, e vorrei farlo con tutta la tenerezza che voi meritate e con la delicatezza di cui sono capace. Chi vi parla, non ha vissuto il dolore lacerante che vi brucia in cuore, ma permettetemi di venire a voi con l'abbraccio di tutti, con la preghiera di molti.
Vi confesso che, per il groviglio dei sentimenti che mi si mescolano in cuore, ho fatto fatica a trovare le parole più giuste per questo momento. Fatemi ridire allora le parole del nostro piccolo, grande Don Oreste Benzi. Il giorno che morì, il 2 novembre di quattro anni fa, di fronte alla sua salma appena composta, trovammo scritte sul suo libretto "Pane quotidiano", questo pensiero profetico: "Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì, ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa vita, li apro all'infinito di Dio".
Carissimi fratelli e amici, fate sottoscrivere anche a me le parole di papà Paolo: "Dio trapianta in cielo i fiori più belli per non farli appassire". Passatemi un pennarello per far firmare anche a me lo striscione dei tantissimi amici: "Marco, ora insegna agli angeli ad impennare". Fatemi riascoltare le parole che abbiamo ritrovato sul libro del nostro PuntoGiovane di Riccione, dove quando aveva 18 anni, Marco aveva partecipato a una settimana di convivenza con i suoi compagni di liceo: Durante quei giorni aveva scritto: "Sono stato il "folletto" (così si chiama il ragazzo che prega per un altro durante la convivenza) più scandaloso che la storia ricordi. Non ti prometto che pregherò per te in futuro, perché sicuramente me ne dimenticherei. Però, lo farò questa sera, prima di andare a letto e cercherò di fare in modo che la mia preghiera valga anche per tutte le volte che non la dirò". Una compagna di classe gli aveva scritto: "Quando ho scoperto che saresti stato tu il mio "protetto" sono stata contenta: tu, a differenza di molti altri, sei uno che non pretende dagli altri".
Personalmente ho incontrato Marco una volta sola, qualche mese fa, alla cresima della sorella Martina, ma ora che ho scoperto la sua schiettezza e la sua bontà, mi viene un rimpianto: quello di non aver provato a diventargli amico. Sono sicuro che con un amico così schietto e generoso, avrei potuto discutere e anche litigare. senza temere di spezzare l'amicizia.

Ma ora permettetemi che mi senta percuotere anch'io il cuore da quella domanda inesorabile: perché Marco si è schiantato domenica scorsa alle 9,55 sull'asfalto dell'autodromo di Sepang? Sorelle, fratelli, amici, io non posso cavarmela ora con risposte confezionate, reperibili sulla bancarella delle formule pronte per l'uso. Sì, alle volte noi credenti pensiamo di svignarcela con l'allusione enigmatica a una indecifrabile volontà di Dio. "E' la volontà di Dio", ci ripetiamo, instancabili, e non ci rendiamo conto che, sbandierando parole senza cuore, rischiamo di far bestemmiare il suo santo nome. Il mio animo si ribella all'idea volgare di un Dio che si autodenomina "amante della vita", che mi si rivela come il Dio che "ha creato l'uomo per l'immortalità" (Sap 2,23") e poi si apposta dietro la curva per sorprendermi con un colpo gobbo o una vile rappresaglia. Permettetemi di ridire sottovoce a me e a voi qual'è questa volontà di Dio con le parole che suo Figlio un giorno ha pronunciato sotto i cieli lucenti della Palestina, mentre a Rimini si costruiva il ponte di Tiberio: "Questa è la volontà di colui che mi ha mandato. Che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno" (Gv 6,39).
Datemi un po' del vostro coraggio e aiutatemi ad abbinare a quello di Marco, il nome dolcissimo del mio Maestro e di ogni cristiano. Voi lo conoscete: il suo nome non è di quelli che condannano a morte, lui si chiama Gesù, che significa "Dio-Salva". Dove stava allora Gesù in quell'istante fatale in cui il corpo di Marco ha cessato di vivere? Stava lì, pronto per impedire che Marco cadesse nel baratro del niente e per dargli un passaggio alla volta del cielo. Sì, Gesù è il nome del Figlio di Dio che ha preferito te, come ognuno di noi, tra la sterminata folla degli esseri lasciati nell'abisso del nulla. Gesù è il nome del Figlio di Dio, mandato dal Padre come inviato speciale sulla terra, non a fare prediche sul dolore e sulla morte, ma a condividere la nostra fragilità. E' il nome del Figlio di Dio che si è lasciato inchiodare su una croce per stringerci tutti nel suo abbraccio e ci ha dato il segno più grande dell'amore: dare la vita per i fratelli. Sì, non è venuto a spiegarci il dolore né a salvarci dal dolore, ma ci ha salvati nel dolore e lo ha fatto con il suo sangue. Gesù è' il nome del Figlio di Dio che ci ha amati con l'amore più grande e ha definitivamente sconfitto la morte con la sua risurrezione e perciò è sempre pronto là quando infiliamo il tunnel della morte per afferrarci e portarci a godere la gioia senza più se e senza più ma. Gesù, che registra sul suo diario perfino un bicchiere d'acqua fresca dato con amore, stava lì a dirgli: Grazie , Marco per tutte le volte che mi hai abbracciato nei fratellini disabili della Piccola Famiglia di Montetauro. Grazie, per tutte le volte che mi hai fatto divertire quando hai partecipato alla gara delle karatelle nella festa patronale della tua parrocchia. Grazie, perché tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli le hai fatte a me.
Ora, permettimi, caro Marco di rivolgermi direttamente a te. La sera prima della gara hai detto che desideravi vincere il gran premio per salire sul podio più alto. A noi ora piacerebbe vederti, ma siamo contenti che tu ci possa inquadrare dal podio più alto di tutti. Lasciaci dire una ultima semplicissima parola: Addio, Marco. E' una parola spezzata dal dolore, ricomposta dalla speranza: a-Dio!