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mercoledì 28 settembre 2011

Bagnasco: «Purificare L'aria»

Bagnasco: «Purificare l'aria»



Durissima analisi del presidente della Cei. L'Italia in mano a comitati d'affari. Pansessualismo, relativismo amorale e comportamenti licenziosi.



Il cardinale Angelo Bagnasco

Il cardinale Angelo Bagnasco

Il cardinale Bagnasco dice basta e che è ora di “purificare l’aria”. Nella prolusione al Consiglio permanente della Cei Bagnasco ha pronunciato parole severissime anche sui comportamenti personali del premier Silvio Berlusconi e sulle vicende emerse nelle scorse settimana dalle intercettazioni:

“Si rincorrono con mesta sollecitudine racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e delle vita pubblica”.

Bagnasco ha denunciato il “pansessualismo” e il “relativismo amorale”. L’analisi è chiarissima e rigorosa. Mai prima d’ora il presidente dei vescovi aveva detto parole così dure:

“Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica, specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento del costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui”.

Bagnasco osserva che “la mole degli strumenti di indagini” è stata “ingente e ciò “colpisce”, così come “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”. Ma il presidente dei vescovi consiglia di non guardare il dito ma la luna:

“Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi. La responsabilità morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere dalle strumentalizzazioni che pur non mancano. I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune. Tanto più ciò è destinato ad accadere in una società mediatizzata, in cui lo svelamento del torbido, oltre a essere compito di vigilanza, diventa contagioso ed è motore di mercato. Da una situazione abnorme se ne generano altre, e l’equilibrio generale ne risente in maniera progressiva”.

Poi il cardinale spiega che di fronte alle difficoltà delle famiglie e “al peso che provvedimenti economici che hanno caricato sulle famiglie” non si può “assecondare scelte dissipatorie e banalizzanti”:

“La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente fiaccata. Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti responsabili e nobili. La storia ne darà atto”.

Quindi rileva che “la questione morale non è un’invenzione mediatica e quando essa “intacca la politica ha innegabili incidenze culturali ed educative”, Cioè “contribuisce di fatto a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente”. Ecco perché c’è bisogno di purificare l’aria”:

“Chi rientra oggi nella classe dirigente del Paese deve sapere che ha doveri specifici di trasparenza ed economicità: se non altro, per rispettare i cittadini e non umiliare i poveri. Specie in situazioni come quella attuale, ci è d’obbligo richiamare il principio prevalente dell’equità che va assunto con rigore e applicato senza sconti, rendendo meno insopportabili gli aggiustamenti più austeri. È sull’impegno a combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi, che la politica oggi è chiamata a severo esame”.

Bagnasco osserva che “l’improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che esso determina e per i legami che possono pesare anche a distanza di tempo”:

“Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati di affari che, non previsti dall’ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni – in genere – tutt’altro che popolari. E pur tuttavia il loro maggior costo sta nella capziosità dei condizionamenti, nell’intermediazione appaltistica, nei suggerimenti interessati di nomine e promozioni”.

Ecco allora la richiesta di mettere in campo tutte le forze disponibili per salvare la democrazia: “Solo per questa via si può salvare dal discredito generalizzato il sistema della rappresentanza, il quale deve dotarsi di anticorpi adeguati, cominciando a riconoscere ai cittadini la titolarità loro dovuta”. Bagnasco spiega che è vitale per la democrazia la lotta all’evasione fiscale. Denuncia “le società di comodo costruite per pagare meno tasse del dovuto e chiede che “gli onesti si sentano stimati e i virtuosi siano premiati”. Richiama infine all’impegno dei cattolici e lascia balenare la possibilità che si faccia strada “un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni”.

Nella prolusione c’è anche un accenno alla lotta alla mafia e all’impegno della Chiesa. Il cardinale ha fatti riferimento agli attacchi ai sacerdoti impegnati in prima fila e ha detto: “Il nostro esplicito appoggio va ai sacerdoti che sono sotto il tiro della malavita e a quanti, laici o religiosi, sono impegnati sul territorio in nome della giustizia e del rispetto della legge. Chi attacca loro, lo sappia, attacca noi tutti”.

Preghiera ai Beati Francesco e Giacinta Marto


Nostra Signora di Fatima, Tu che hai scelto Francesco e Giacinta,due poveri e semplici pastorelli, per annunciare al mondo i desideri del tuo Cuore lmmacolato, aiutaci ad accogliere il tuo messaggio di conversione, perché liberati dal peccato possiamo vivere una vita nuova. Beati Francesco e Giacinta, voi che foste capaci di una preghiera intensa,fate che il momento della preghiera quotidiana diventi per noi il cuore di ogni nostra giornata. Voi che, seppur bambini, foste capaci di offrire grandi sacrifici in dono alla Vergine Maria per la salvezza dei peccatori, aiutateci a non sprecare le piccole croci quotidiane, ma a renderle offerta preziosa e gradita a Dio per la salvezza del mondo. Nostra Signora di Fatima, per intercessione dei Beati Pastorelli Francesco e Giacinta, veglia su tutti i bambini del mondo, sopratutto quelli più poveri e abbandonati. Fa’ che anche loro possano trovare, nel tuo Cuore lmmacolato e materno, rifugio e protezione. Beati Francesco e Giacinta, Pastorelli di Fatima, pregate per noi. Amen.

lunedì 26 settembre 2011

Commento di Padre Livio al Messaggio del 25 Settembre 2011



Commento di Padre Livio al Messaggio da Medjugorje del 25 Settembre 2011 dato dalla Madonna alla Veggente Marija Pavlovic.

domenica 25 settembre 2011

Marija Pavlovic Comunica il Messaggio del 25 Settembre 2011


La veggente Marija Pavlovic Lunetti comunica a Radio Maria il messaggio che ha ricevuto oggi 25 Settembre 2011 dalla Madonna.

Ogni Cinque Minuti un Cristiano Viene Ucciso per la Sua Fede

ROMA, domenica, 25 settembre 2011 “Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso dovuto alla sua fede. Ogni anno 105 mila cristiani nel mondo sono condannati al martirio. Un vero olocausto sul quale purtroppo si parla poco”. Sono questi solo alcuni dei dati emersi sabato durante il convegno a Roma intitolato “I buoni saranno martirizzati. Le persecuzioni ai cristiani nel secolo XXI”.


L'incontro si è svolto presso la Pontificia Università Lateranense, in occasione del ventennale della nascita a Roma di Luci sull’Est, una associazione di volontariato laico di ispirazione cattolica che dopo la caduta dell’Unione Sovietica iniziò a inviare libri, rosari e altri materiali religiosi nei Paesi ex sovietici.


I relatori sono stati: il Vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri; l’eurodeputato Magdi Cristiano Allam; il direttore di Asia News, padre Bernardo Cervellera; e il rappresentante dell'OSCE per la lotta alla discriminazione contro i cristiani e direttore del Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur), Massimo Introvigne. L’incontro è stato moderato dal giornalista Julio Loredo.


L'ideologia fondata sull’autosufficienza dell’uomo


Nel prendere la parola mons. Negri ha affermato che dal martirio dei cristiani emerge un qualcosa di significativo del mistero dell’iniquità, poiché esso non è dovuto alla cattiveria, ma nasce da un odio intellettuale, ideologico, dall’impossibilità di accogliere il messaggio di Cristo e dall’“ideologia sull’autosufficienza dell’uomo”, “perché tutte le ideologie convergono, al di là delle loro diversità, sul fatto che l’uomo è Dio a se stesso”.


Il Vescovo di San Marino-Montefeltro ha poi parlato del “carisma del martirio” come della “più grande conferma dello spirito di Dio”. “La modernità – ha aggiunto – finisce nell'ateismo e l’ateismo finisce nella violenza. La verità ideologica non è inclusiva, ed è nella esclusione del diverso che si afferma. Per questo nei regimi totalitari i diversi erano eliminati”. Insomma, “una logica ferrea nella quale non entra il satanismo o il debosciato”.


Il presule ha poi parlato di una ideologia appoggiata dai poteri forti definita da Benedetto XVI come tecnoscienza, ed ha concluso: “I martiri esistono e con il loro contributo ci invitano a essere cristiani autentici”; e in quanto “appassionati testimoni di Cristo, sono inesorabili comunicatori della sua vita divina a tutti gli uomini”.


La persecuzione anticristiana, una emergenza umanitaria


“L’intolleranza, la discriminazione e la persecuzione dei cristiani oggi – ha detto Massimo Introvigne – è una emergenza umanitaria che riguarda tutti. Un problema per la società civile”.


“Nel libro World Christian Trends AD 30-AD 2200, il ricercatore David Barrett fissa il numero dei martiri cristiani nel mondo in 70 milioni, 45 milioni dei quali soltanto nel XX secolo – ha precisato Introvigne –. Il numero scende a 160 mila nel primo decennio di questo secolo e si proietta sui 105 mila nel secondo decennio. Vale a dire un martire ogni 5 minuti. Uccisi non a causa di guerre ma per motivi religiosi”.


La cosa curiosa, ha aggiunto il direttore del Censur, è che “tutti hanno simpatie per le vittime, eppure c’è anche un assassino. Ma ‘su questo vi ascolteremo un'altra volta’ come dicevano a San Paolo”. E tra gli assassini c’è il fondamentalismo islamico, come in Pakistan dove l'apostasia porta alla pena di morte e si considera blasfemia il non credere nell’islam. A questo proposito, Introvigne ha parlato di altri 34 casi di condanne a morte simili a quello di Asia Bibi. Ma ci sono anche i regimi comunisti, come quello della Corea del Nord o della Cina. Oltre ai nazionalismi religiosi come in India e Indocina.


“E su un piano molto diverso da quello delle stragi o della tortura – ha precisato Introvigne – anche da noi esiste l'intolleranza che è un fenomeno culturale; poi c’è la discriminazione che è un fenomeno giuridico, per arrivare a quello della violenza che da noi è più raro” come in Francia dove “la polizia indica che vi è un attacco a una chiesa ogni due giorni”.


In Cina, la fede sboccia tra le persecuzioni


Padre Bernardo Cervellera, osservatore attento delle questioni religiose nei Paesi orientali, ha approfondito la situazione in Cina, di cui al giorno d'oggi abbiamo una immagine “turistica, con grandi grattacieli, un reddito medio che si è elevato” ma che continua a non rispettare i diritti umani e porta avanti una persecuzione religiosa “come non si vedeva dagli anni Cinquanta”.


Il Direttore di AsiaNews ha quindi citato i tanti casi di presuli in mano alla polizia, perché rifiutatisi di aderire alla Chiesa patriottica. “E anche di recente, prima delle Olimpiade del 2007, 37 Vescovi sotterranei sono stati messi agli arresti domiciliari”. Padre Cevellera ha poi considerato importante in questo panorama “il lavoro svolto da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, grazie al quale tanti Vescovi del partito hanno chiesto perdono e si sono reinseriti nella Chiesa”.


“E il fatto che la Chiesa sia più unita che negli anni '80 spiega anche l’incremento della persecuzione”, un aspetto che testimonia in fondo “un grande fallimento del partito comunista cinese, dopo 60 anni di persecuzione”. Ma al di là delle persecuzioni – conclude Cervellera – la speranza c’è. In questo Paese, “oggi le persone che desiderano una fede sono milioni, e ogni anno 150 mila cinesi chiedono il battesimo”.


Contro la dittatura del relativismo, la certezza dell'identità


L’eurodeputato e giornalista Magdi Cristiano Allam ha ricordato che nei Paesi islamici “tra i perseguitati 7 su 10 sono cristiani e che dal 1945 a oggi 10 milioni di cristiani sono stati costretti a lasciare le terre, assieme a un milione di ebrei”.


Il politico egiziano di origine islamica ha indicato che nel caso dell’islam la persecuzione non è frutto dell'ideologia ma di ragioni religiose, e infatti l’ebraismo e il cristianesimo sono considerate delle deviazioni eretiche, mentre l’islam si considera come l’unica e vera religione chiamata a convertire tutti.


Allam ha quindi ribadito la necessità di acquisire certezza sulla nostra identità e sulle radici della nostra civiltà, contrariamente “se diventeremo una landa deserta, saremo terra di conquista”.


L'ex direttore del “Corriere della Sera”, convertitosi al cattolicesimo e battezzato in San Pietro nel 2008 da Papa Benedetto XVI, ha considerato “il relativismo come una ideologia perché si nega l’uso della ragione e si vieta di valutare i contenuti delle religioni, che in questo modo vengono considerate simili a prescindere dei loro contenuti”.


“Si è cristiani – ha proseguito – solo se si crede in Gesù Cristo. Se si mette sullo stesso piano Cristo e Maometto si finisce con far venire meno la certezza della nostra fede cristiana, e non professarsi cristiani e legittimare l’islam, questo è il fulcro del problema. O riconquistiamo la certezza di chi siamo o finiremo per declinare o scomparire come civiltà”.


Magdi Alam ha poi parlato anche delle incoerenze: “Se si oltraggia un'altra religione tutti si indignano, ma se è il Papa allora si dice che è libertà di espressione”. Oggi ci illudiamo di amare il prossimo odiandoci tra di noi, e nell'ideologia del buonismo concediamo ciò che il prossimo esige a prescindere da noi stessi”.


L’eurodeputato ha infine concluso ricordando che è necessario “avere la certezza di chi siamo, la certezza della verità” poiché ci sono “valori non negoziabili, come la sacralità della vita e la libertà religiosa”. Ed ha invitato a trovare la forza di “testimoniare la certezza in Cristo in una terra cristiana. Soltanto se saremo forti dentro, avremo l'autorevolezza di chiedere la libertà per tutti i cristiani del mondo”.

giovedì 22 settembre 2011

Adoramus Te Domine

martedì 20 settembre 2011

Nel 2011 la Chiesa ha Offerto 15 Milioni di Pasti ai Poveri D'Italia Dimenticati Dallo Stato

Almeno quindici milioni di pasti sono stati distribuiti gratuitamente nel corso 2011 dalla Chiesa attraverso le diverse iniziative di solidarietà, per contribuire ad affrontare le nuove povertà nell’anno della crisi. La stima viene da Padre Renato Gaglianone, consigliere ecclesiastico nazionale della Coldiretti, all’incontro «Eucarestia Terra Cibo - Nostalgia di Futuro» ad Ancona nell’ambito del Congresso eucaristico nazionale con la partecipazione del presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini.


Solo tra Milano e Firenze sono distribuiti quasi 2,5 milioni di pasti dalla Caritas che è la più attiva ed è peraltro presente capillarmente in tutta la penisola a partire da Roma, mentre la Comunità di Sant’Egidio tra la capitale, Milano, Bologna e Napoli ne garantisce quasi 1,5 milioni e l’Opera San Francesco 700mila a Milano. A queste - sottolinea il Consigliere ecclesiastico della Coldiretti - si aggiungono le migliaia di iniziative spontanee nate sul territorio da enti, comunità e parrocchie che quotidianamente si impegnano per garantire un piatto caldo ai bisognosi in l’Italia dove colpiti da povertà assoluta sono 3,1 milioni, in aumento del 2 per cento secondo l’Istat.



«Siamo di fronte ad un fiume di solidarietà che molto più delle manovre economiche concorre a contrastare la crisi»- ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che «molto di più potrebbe essere fatto in un Paese come l’Italia a causa degli sprechi viene perso quasi un terzo del cibo commercializzato». Le perdite dovute agli sprechi alimentari ammontano - secondo la Coldiretti - ad oltre dieci milioni di tonnellate e sarebbero sufficienti a nutrire decine di milioni di persone.


Oratori, mense per i poveri, assistenza agli ammalati e agli anziani. La Chiesa, in Italia e nel mondo, fa welfare, fa "Stato sociale", overe il vero Stato è poco presente, o addiruttura manca del tutto. Senza l’azione delle parrocchie, dei volontari, la crisi avrebbe fatto sprofondare nel baratro della povertà migliaia di persone. Quelle stesse persone che invece hanno trovato sostegno economico, e morale, proprio grazie agli uomini della Chiesa. Il valore, anche economico che le strutture ecclesistiche hanno sempre svolto, e non solo nei tempi emergenziali della crisi esplosa nel 2008 negli Stati Uniti che poi ha travolto l’Europa. Agire per fare il bene comune: questa è la missione. Come ha ricordato l'economista Claudio Sapelli. «Ecco il bene comune della presenza delle Chiese, delle Chiese, in un libero Stato e che è incommensurabile. Le chiese fanno ciò che lo stato non potrebbe mai fare se non con costi inimmaginabili e sostituiti dalla forza dell'amore e dal sogno della Redenzione che per il cristiano è la certezza di una teodicea salvatrice».


La Chiesa spende ed opera. E sapete perchè tutte le opere di carità della Chiesa avvengono nel silenzio più totale?


Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18.


“Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli.


Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.


Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,


perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.


Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.


E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.


Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto,


perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.


Intanto, la propaganda anticlericale impera

domenica 18 settembre 2011

La Buona Notizia

Domenica 18 Settembre 2011
BENEDETTO XVI
La Buona Notizia
Le parole del Papa all’Angelus e il messaggio ieri sera alla tv tedesca

“Oggi viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede”. È quello che ha sostenuto, stamattina, Benedetto XVI, prima di guidare l’Angelus da Castel Gandolfo.

La Buona Notizia. “Nella liturgia di oggi - ha ricordato il Papa - inizia la lettura della Lettera di San Paolo ai Filippesi”, nella quale “è contenuto un inno a Cristo che già presenta una sintesi completa del suo mistero: incarnazione, chenosi, cioè umiliazione fino alla morte di croce, e glorificazione. Questo stesso mistero è diventato un tutt’uno con la vita dell’apostolo Paolo, che scrive questa lettera mentre si trova in prigione, in attesa di una sentenza di vita o di morte”. Nell’apostolo delle genti si trova “un nuovo senso della vita, dell’esistenza umana, che consiste nella comunione con Gesù Cristo vivente; non solo con un personaggio storico, un maestro di saggezza, un leader religioso, ma con un uomo in cui abita personalmente Dio. La sua morte e risurrezione è la Buona Notizia che, partendo da Gerusalemme, è destinata a raggiungere tutti gli uomini e i popoli, e a trasformare dall’interno tutte le culture, aprendole alla verità fondamentale: Dio è amore, si è fatto uomo in Gesù e con il suo sacrificio ha riscattato l’umanità dalla schiavitù del male donandole una speranza affidabile”.

Per la nuova evangelizzazione. San Paolo, ha sottolineato il Pontefice, “era un uomo che riassumeva in sé tre mondi: quello ebraico, quello greco e quello romano. Non a caso Dio affidò a lui la missione di portare il Vangelo dall’Asia Minore alla Grecia e poi a Roma, gettando un ponte che avrebbe proiettato il cristianesimo fino agli estremi confini della terra”. “Oggi – ha continuato - viviamo in un’epoca di nuova evangelizzazione. Vasti orizzonti si aprono all’annuncio del Vangelo, mentre regioni di antica tradizione cristiana sono chiamate a riscoprire la bellezza della fede”. Protagonisti di questa missione sono “persone, famiglie, comunità che accettano di lavorare nella vigna del Signore, secondo l’immagine del Vangelo di questa domenica. Operai umili e generosi, che non chiedono altra ricompensa se non quella di partecipare alla missione di Gesù e della Chiesa”. In realtà, “il Vangelo ha trasformato il mondo, e ancora lo sta trasformando, come un fiume che irriga un immenso campo”. Di qui la preghiera alla Vergine Maria, “perché in tutta la Chiesa maturino vocazioni sacerdotali, religiose e laicali per il servizio della nuova evangelizzazione”.

Un nuovo beato. Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha rammentato che “ieri a Torino è stato proclamato beato mons. Francesco Paleari, della Società dei Sacerdoti di San Giuseppe Cottolengo. Nato a Pogliano Milanese nel 1863, da umile famiglia contadina, entrò giovanissimo in seminario e, subito dopo l’ordinazione, si dedicò ai poveri e ai malati nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, ma anche all’insegnamento, distinguendosi per la sua affabilità e pazienza”.

Saluti plurilingue. Nei saluti in varie lingue, in francese Benedetto XVI ha ricordato la ripresa della scuola: “Gli anni trascorsi a scuola sono molto importanti. A scuola s’impara a vivere insieme. Invito i genitori che sono i primi educatori dei loro figli a incoraggiarli nel loro lavoro. Prendetevi il tempo per ascoltare e parlare con loro di ciò che stanno vivendo e aiutateli a fare le scelte giuste. Famiglia, scuola sono il buon terreno dove si feconda l’umanità di domani. Per questo vi chiedo di pregare affinché ogni bambino possa ricevere l’educazione a cui ha diritto”. In inglese il Papa ha ripreso il Vangelo odierno: “Forse a volte si può sentire invidia per il successo altrui o sentire che non siamo stati sufficientemente ringraziati per il nostro lavoro”. Di qui l’auspicio di “cercare sempre di essere umili servitori del Signore e gioire quando Dio concede abbondanti grazie su coloro che ci circondano”. In tedesco il Pontefice ha evidenziato che “Dio perdona largamente e nella sua bontà dà più di quanto ci si potrebbe aspettare”. Poi ha chiesto preghiere per il viaggio in Germania. In spagnolo il Santo Padre ha invitato tutti a “riconoscere l’immensa generosità e la bontà di Dio, che è al di là di ogni calcolo umano. Ciò che il Signore si aspetta da noi è che ciascuno faccia bene e con fiducia il proprio lavoro e che riceva con gratitudine ciò che da Lui viene”. “Oggi – ha affermato in polacco - la liturgia ci ricorda che tutti siamo chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Egli ci ha dato diversi carismi, ha assegnato diversi compiti e ha determinato diversi tempi del loro adempimento. Tuttavia se assumiamo l’opera della nostra vita con piena dedizione, ci attende la stessa paga: la gioia dell’eterna partecipazione alla bontà del Signore”. Un saluto, poi, alle Suore di diverse parti del mondo, che frequentano il Collegio missionario "Mater Ecclesiae", a Castel Gandolfo. Nei saluti in italiano, un pensiero in particolare al “folto gruppo della Coldiretti”, che ha ringraziato “per il dono dell’alveare collocato in questa Villa”.

Messaggio alla tv tedesca. Intanto, ieri in tarda serata è andato in onda nella trasmissione “Wort zum Sonntag” della televisione pubblica tedesca ARD un intervento di Benedetto XVI, registrato nei giorni scorsi a Castel Gandolfo, alla vigilia del viaggio apostolico che compirà in Germania dal 22 al 25 settembre. “Tra pochi giorni partirò per il mio viaggio in Germania, e ne sono molto contento”, ha affermato il Papa, ricordando, poi, le principali tappe della sua visita. “Tutto ciò – ha chiarito - non è turismo religioso, e meno ancora uno ‘show’. Di che cosa si tratta, lo dice il motto di questi giorni: ‘Dove c’è Dio, là c’è futuro’. Dovrebbe trattarsi del fatto che Dio torni nel nostro orizzonte, questo Dio così spesso totalmente assente, del quale però abbiamo tanto bisogno”. Per il Pontefice, “dobbiamo di nuovo sviluppare la capacità di percezione di Dio, capacità che esiste in noi”, attraverso la grandezza del cosmo, la grande razionalità del mondo, la bellezza della creazione, l’incontro con le persone che sono state toccate da Lui. “In questi giorni – ha concluso - vogliamo impegnarci per tornare a vedere Dio, per tornare noi stessi ad essere persone dalle quali entri nel mondo una luce della speranza, che è luce che viene da Dio e che ci aiuta a vivere”.

Apparizione a Marija Pavlovic 17 Settembre 2011 a Desenzano



video dell'apparizione della Regina della Pace alla veggente Marija Pavlovic il 17 settembre 2011 a Desenzano ( Brescia)

sabato 17 settembre 2011

Supplica al Santo Prete Benedetto XVI Per L’Anno Mariano Nel 2012-2013

venerdì 16 settembre 2011

Maranathà, Vieni Signore Gesù


Maranathà, vieni Signore Gesù

ti prego, Signore Gesù, vieni presto, senza di te siamo tribolati e senza pace. Tu sai tutto. Gesù, il cuore ci duole per i dispiaceri e per tutto quello che sentiamo in questa valle di lacrime. Ti prego, non ci abbandonare. Tu hai pianto per il tuo amico Lazzaro. Ti prego, manda il tuo Spirito nei nostri cuori. Hai pianto per la tua città, Gerusalemme, che ti rinnegava e fuggiva da te, eppure hai una misericordia infinita per noi, che siamo la tua famiglia che stabilisce l'amore in quelli che ti amano. Signore Gesù, ti prego, senza di te non ce la facciamo. Mio Signore, mio Dio, mio tutto, nostro Salvatore, salva il tuo popolo, che anela a te. Speranza nostra, tu vedi tutte le nostre sofferenze; prega il Padre di avere pietà per le sue creature. Io, nel tuo nome, con le braccia alzate verso il cielo, chiedendo pietà e misericordia, prego il Padre Onnipotente di intervenire presto. Maranathà, vieni Signore Gesù. Venga presto il tuo Regno. Cosi sia. Lode e gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

giovedì 15 settembre 2011

Testimonianza di Fede di Suor Anna Nobili

martedì 13 settembre 2011

Per Una Buona Confessione


Per fare una buona confessione dobbiamo chiedere allo Spirito Santo di aiutarci a dichiarare con sincerità e vero pentimento tutte le nostre colpe. Lo schema riportato qui di seguito può aiutarci in questo impegno.

- AMARE IL SIGNORE DIO CON TUTTO IL CUORE
Sono cristiano nella vita di tutti i giorni o solo... all'anagrafe?
La mia FEDE è genuina e operosa o solo... di facciata? Sono superstizioso, credo alla magia, ai sortilegi? Frequento cartomanti, indovini?
Prego solo quando ho bisogno di grazie oppure sempre, anche quando le mie cose (salute, affari...) vanno storte? Bestemmio, impreco? Partecipo con devozione e con frutto alla Messa festiva, ai Sacramenti, alla Catechesi? Parlo male della Religione, della Chiesa? Per me contano di più' il denaro, il benessere materiale, la carriera, il successo, i divertimenti oppure DIO e la Salvezza Eterna?

- AMARE IL PROSSIMO
II Vangelo insegna che non si può amare Dio se non si ama anche il prossimo. Ne sono convinto? Come figlio, sono obbediente e rispettoso dei genitori, dei nonni, dei fratelli e dei famigliari? Come fidanzato/a mi preparo seriamente al matrimonio pregando insieme e vivendo la castità come educazione del cuore all'amore vero e sincero?
Come genitore, mi preoccupo dell'educazione umana e cristiana dei figli? Do loro buon esempio? Trovo tempo e modi per stare con loro e per pregare con loro?
Come coniuge sono fedele ai doveri del matrimonio e della famiglia? Sono aperto al dialogo, sono paziente, so perdonare, so compatire i limiti e i difetti dell'altro? Amo il prossimo sull'esempio del Signore Gesù Cristo? Sono facile alla calunnia, all'invidia, alla gelosia, alla maldicenza, alla prepotenza?
Come lavoratore o datore di lavoro, sono giusto, onesto, rispettoso dei diritti? Ho rispettato la vita altrui? Ho rubato? Ho imbrogliato nel commercio? Ho danneggiato la roba degli altri e della collettività? Guido l'auto con prudenza e in rispetto della vita mia e altrui?

- USARE BENE I PROPRI TALENTI
Mi chiedo, davanti al Signore, che cosa vuole da me, qual'è la mia vocazione? Curo la mia vita spirituale con la preghiera quotidiana, con la Parola di Dio? Partecipo con interesse e senso di dovere alla vita della Comunità parrocchiale, diocesana? Come uso il tempo e i diversi doni ricevuti dal Signore? Mi impegno per il prossimo più debole?
Esagero nel mangiare, nel bere e nel fumo? Faccio uso di droghe?
Come cittadino cristiano compio i doveri politici e sociali? Pago le tasse? Rispetto l'ambiente? Cos'altro la mia coscienza mi rimprovera?

- FARE LA PENITENZA
Dopo la CONFESSIONE sincera e completa delle mancanze, soprattutto gravi, il Sacerdote suggerisce opportuni consigli per una vita cristiana più viva e coerente. Invita quindi, come "penitenza", a recitare qualche preghiera o a compiere un gesto penitenziale o di carità a favore dei poveri, nei quali si nasconde Gesù.
La Confessione termina con la recita dell'Atto di dolore e con l'Assoluzione dei peccati, che il Sacerdote imparte in nome di Dio e della Chiesa.

- RECITARE L'ATTO DI DOLORE
Mìo Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché pec­cando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso Te, infinita­mente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa, propongo col Tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di pecca­to, Signore misericordia, perdonami.

lunedì 12 settembre 2011

Testimonianza di Mirjana ai Pellegrini Settembre 2011

venerdì 9 settembre 2011

Storia del Santo Rosario


Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica - il Pater e l'Ave - e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.

Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente, fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo celebre libro De Dignitate psalterii.
San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di ostacolo alla conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e penitenza. E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a colpi di disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. La Vergine santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del cielo e gli disse: “Sai tu, caro Domenico, di quale arma si servì la SS. Trinità per riformare il mondo?” - “Signora mia - le rispose - voi lo sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo strumento principale della nostra salvezza”. Ella soggiunse: “Sappi che l'arma più efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio”.
Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. Immediatamente le campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli abitanti. All'inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tremare tutto l'uditorio. Il loro spavento crebbe quando videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della santa Madre di Dio. Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.
Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che proseguì il discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. In breve tempo si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.

San Domenico, ispirato dallo Spirito Santo, istruito dalla Vergine e dalla sua personale esperienza, fin che visse predicò il Rosario con l'esempio e con la parola, nelle città e nelle campagne, ai grandi e ai piccoli, ai sapienti ed agli ignoranti ai cattolici ed agli eretici. Il santo Rosario, ch'egli recitava ogni giorno, era la sua preparazione alla predica e il suo appuntamento dopo la predicazione. Un giorno - ricorreva la festa di san Giovanni Evangelista - il Santo stava in una cappella dietro l'altare maggiore della cattedrale di Notre-Dame a Parigi e recitava il santo Rosario per prepararsi a predicare. La Vergine gli apparve e disse: “Domenico, la predica che, hai preparato è buona, ma molto migliore è questa che ti pre-sento”. San Domenico riceve dalle mani di lei il libro in cui è scritto il discorso, lo legge, lo gusta, lo fa suo e ringrazia la Vergine santa. All'ora della predica sale sul pulpito e, dopo aver detto in lode di san Giovanni Evangelista soltanto ch'egli aveva meritato di essere il custode della Regina del cielo, dichiara all'illustre uditorio dei grandi e dei dottori abituati a discorsi singolari e forbiti, che avrebbe continuato non con le dotte parole della sapienza umana, ma con la semplicità e la forza dello Spirito Santo. E li intrattenne sul Rosario, spiegando loro, parola per parola come avrebbe fatto parlando a fanciulli, il Saluto angelico, servendosi dei pensieri e degli argomenti molto semplici letti sul foglio che gli era stato consegnato dalla Madonna.

Lo stesso beato Alano della Rupe, come riferisce ancora il Cartagena, racconta di parecchie altre apparizioni di Nostro Signore e della Vergine Santa a san Domenico per stimolarlo ed infervorarlo sempre più a predicare il santo Rosario perché il peccato sia distrutto e i peccatori e gli eretici si convertano. Ad un certo punto il Cartagena scrive: “Il Beato Alano racconta che la Madonna gli rivelò come suo Figlio Gesù Cristo era apparso a san Domenico, e gli aveva detto: “Domenico, io mi compiaccio nel constatare che non ti appoggi sulla tua personale sapienza, che lavori con umiltà alla salvezza delle anime e non cerchi di piacere agli uomini vani. Molti predicatori, invece, usano fin dal principio tuonare contro i peccati più gravi, ignorando che prima di somministrare un rimedio disgustoso bisogna disporre il malato a riceverlo e a profittarne. Per questo devono innanzitutto esortare gli uditori ad amare la preghiera e specialmente il salterio angelico. Se tutti incominceranno a pregare così, senza dubbio la divina clemenza sarà propizia a quanti persevereranno. Predica dunque il mio Rosario”.

Siccome ogni cosa, anche la più santa, quando dipende soprattutto dalla volontà degli uomini, è soggetta a mutamento, non bisogna meravigliarsi se la Confraternita del santo Rosario perseverò nel fervore primitivo solo per lo spazio di circa cento anni dalla sua istituzione; in seguito essa fu quasi sepolta nell'oblio. All'abbandono del santo Rosario, contribuirono senza dubbio la malizia e l'invidia del demonio che volle arrestare il corso delle grazie di Dio attirate sul mondo da tale devozione.
Infatti la giustizia divina colpì tutti i, regni d'Europa, nel 1349, con la più orribile peste che fosse mai venuta; partita dal Levante si diffuse in Italia, in Germania, in Francia, in Polonia, in Ungheria; quasi tutti questi paesi furono devastati talmente che di cento uomini appena uno sopravvisse. Nei tre anni che durò il contagio, le città, le borgate, i villaggi, i monasteri furono quasi completamente spopolati. A questo flagello di Dio seguirono altri due: l'eresia dei Flagellanti ed il funesto scisma del 1376.

Quando finalmente, per divina misericordia, queste calamità cessarono, la Vergine Santa ordinò al Beato Alano della Rupe, illustre dottore e predicatore di fama dell'Ordine di S. Domenico del convento di Dinan, in Bretagna, di rinnovare l'antica Confraternita del santo Rosario; così, per disposizione della Vergine, l'onore di ristabilire la nota Confraternita, toccò a un religioso della stessa provincia dove essa era nata.
Per compiere quest'opera il beato Alano incominciò a lavorare nel 1460, specialmente dopo che Nostro Signore - come egli stesso riferisce - gli disse, dall'Ostia Santa mentre celebrava la Messa, per deciderlo a predicare il Rosario: “Ma come, di nuovo tu mi metti in croce?”.
“Che dite mai Signore?”, rispose il beato Alano, spaventato.
“Sì, sono i tuoi peccati che mi crocifiggono - soggiunse Gesù - e preferirei venire crocefisso un'al tra volta piuttosto che vedere il Padre mio nuovamente offeso dai peccati che hai commesso in passato. E anche adesso tu mi crocifiggi poiché possiedi la scienza e quanto occorre per predicare il Rosario della mia Madre e con questo mezzo istruire, tenere lontane dal peccato tante anime in modo da salvarle ed impedire molti altri mali, ma tu non lo fai e così sei colpevole dei peccati che si commettono”. Questi tremendi rimproveri decisero il beato Alano a predicare senza posa il Rosario. Anche, la Vergine santa, gli disse un giorno per animarlo sempre più a predicare il Rosario: “Tu sei stato un grande peccatore in gioventù, ma io ottenni da mio Figlio la tua conversione, ho pregato per te ed avrei perfino desiderato, se ciò fosse stato possibile, di soffrire ogni sorta di pene per salvarti, perché i peccatori convertiti sono la mia gloria e per renderti degno di predicare dovunque il mio Rosario”.
S. Domenico svelandogli i grandi frutti ottenuti da lui nelle popolazioni per mezzo di questa bella devozione gli disse: “Vedi il frutto che ho colto predicando il Rosario? Fatelo anche voi, tu e tutti quanti amate la Madonna, se volete attirare tutti i popoli alla vera scienza delle virtù per mezzo di questo eccellente esercizio del Rosario”.
Ecco, in breve, quanto. la storia ci insegna riguardo alla istituzione del santo Rosario per mezzo di S. Domenico. e al suo ristabilimento per opera del beato Alano della Rupe.

Da quando san Domenico istituì questa devozione e sino al 1460, anno in cui il beato Alano della Rupe la rinnovò per ordine del cielo essa è detta Salterio di Gesù e di Maria, sia perché contiene tante salutazioni angeliche quanti salmi ha il salterio di Davide, sia perché i semplici e gli ignoranti che non possono recitare il Salterio di Davide, ricavano dalla recita del Rosario lo stesso frutto che si ottiene con la recita dei salmi.

Da quando il beato Alano della Rupe rinnovò questa devozione, la voce del popolo, che è voce di Dio, la chiamò “Rosario”, cioè corona di rose; e ciò per significare che ogni qual volta si recita devotamente il Rosario si pone in capo a Gesù e a Maria una corona di 153 rose bianche e di 16 rosse del paradiso, che non perderanno mai la loro bellezza e il loro splendore.
La Vergine approvò e confermò questo nome di Rosario rivelando a parecchi che con le Ave Maria recitate in suo onore, le si fa dono di altrettante gradite rose; e di tante corone di rose quanti sono i Rosari recitati.
Il Rosario è dunque. una grande corona di rose; una parte del Rosario é come un piccolo serto di piccoli fiori o piccola corona di rose celesti che si mette in capo a Gesù e a Maria. Come la rosa è la regina dei fiori, così il Rosario è la rosa e la prima fra, le devozioni.

di Saint Louis Marie Grignion De Montfort

Atto di Dolore


Vedendo un documentario che narrava un triste episodio di guerra, rimasi colpito da un fatto. Molti soldati italiani presi prigionieri, erano stati concentrati in un luogo di campagna.

Credevano che sarebbero stati condotti in un campo di prigionia e si preparavano a marciare, ma un ufficiale italiano, che forse capiva la lingua del nemico, o comunque aveva capito quel che stava per accadere,
gridò ai nostri soldati: “Recitate l'atto di dolore!”

Pochi istanti dopo, dalle mitragliatrici del nemico partirono raffiche incrociate che massacrarono quasi tutti i soldati (qualcuno rimase ferito e venne salvato dalla popolazione del posto, dopo che il nemico abbandonò il luogo del misfatto).

Mi ha fatto riflettere molto quel “Recitate l'atto di dolore!” gridato dall'ufficiale italiano. Sì, un atto di dolore, se recitato devotamente, può salvare la propria anima, poiché causa una contrizione perfetta del cuore, cioè procura un dolore perfetto delle proprie colpe, dolore causato principalmente dall'aver offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.

Chissà quanti soldati in quell'occasione riuscirono a fare un atto di contrizione. Chissà quanti sapevano recitare l'atto di dolore.

Ohimè, se accadesse oggi un fatto del genere, temo che ben pochi saprebbero recitare questa importantissima preghiera. Il tempo per dire barzellette, chiacchiere e pettegolezzi non manca mai, ma se si tratta di imparare a memoria una preghiera, si dice che non si ha tempo.

Un giorno, il Cardinale Bellarmino andò a visitare un moribondo. Tentò di prepararlo alla confessione e alla buona morte facendogli fare un atto di contrizione, ma il moribondo affermava di non capire quei concetti, e in quello stato se ne morì.

lunedì 5 settembre 2011

Carlo Acutis (1991-2006)



Carlo Acutis (1991-2006)

"L'Eucaristia é la mia autostrada per il Cielo"

www.carloacutis.com

Messaggio Della Madonna a Mirjana Del 2 Settembre 2011

Cari figli,

io con tutto il cuore e con l’anima piena di fede e di amore verso il Padre Celeste vi ho donato e vi dò nuovamente mio Figlio.

Mio Figlio ha fatto conoscere a voi, popolo di tutto il mondo, l’unico vero Dio ed il Suo Amore.

Vi ha condotto sulla strada della verità e vi ha reso fratelli e sorelle.

Perciò, figli miei, non vagate inutilmente, non chiudete il cuore di fronte a questa verità, speranza ed amore.

Tutto attorno a voi è passeggero e tutto crolla, solo la gloria di Dio rimane.

Perciò rinunciate a tutto ciò che vi allontana dal Signore.

Adorate solo Lui perché Egli è l’unico vero Dio.

Io sono con voi e rimarrò accanto a voi.

Prego in modo particolare per i pastori affinché siano degni rappresentanti di mio Figlio ed affinché vi conducano con amore sulla strada della verità.

Vi ringrazio!

Apparizione a Mirjana 2 Settembre 2011



Apparizione della Madonna a Mirjana il 2 Settembre 2011 a Medjugorje alla "Croce Blu"

Commento di Padre Livio al Messaggio Del 2 Settembre 2011 Dato Dalla Madonna a Mirjana