Bagnasco: «Purificare l'aria»
Durissima analisi del presidente della Cei. L'Italia in mano a comitati d'affari. Pansessualismo, relativismo amorale e comportamenti licenziosi.
                                       Il cardinale Bagnasco dice basta e che è ora di “purificare l’aria”.  Nella prolusione al Consiglio permanente della Cei Bagnasco ha  pronunciato parole severissime anche sui comportamenti personali del  premier Silvio Berlusconi e sulle vicende emerse nelle scorse settimana  dalle intercettazioni:
“Si rincorrono con mesta sollecitudine racconti che, se  comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente  compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e  delle vita pubblica”.
Bagnasco ha denunciato il “pansessualismo” e il “relativismo amorale”. L’analisi è chiarissima e rigorosa. Mai prima d’ora il presidente dei vescovi aveva detto parole così dure:
 “Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della  situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il  metodo scombinato con cui a tratti si procede, dando l’impressione che  il regolamento dei conti personali sia prevalente rispetto ai compiti  istituzionali e al portamento richiesto dalla scena pubblica,  specialmente in tempi di austerità. Rattrista il deterioramento del  costume e del linguaggio pubblico, nonché la reciproca, sistematica  denigrazione, poiché così è il senso civico a corrompersi, complicando  ogni ipotesi di rinascimento anche politico. Mortifica soprattutto dover  prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma  intrinsecamente tristi e vacui”. 
Bagnasco  osserva che “la mole degli strumenti di indagini” è stata “ingente”  e ciò “colpisce”, così come “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”.  Ma il presidente dei vescovi consiglia di non guardare il dito ma la  luna:
 “Nessun equivoco tuttavia può qui annidarsi. La responsabilità  morale ha una gerarchia interna che si evidenzia da sé, a prescindere  dalle strumentalizzazioni che pur non mancano. I comportamenti  licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e  producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano  l’aria e appesantiscono il cammino comune. Tanto più ciò è destinato ad  accadere in una società mediatizzata, in cui lo svelamento del torbido,  oltre a essere compito di vigilanza, diventa contagioso ed è motore di  mercato. Da una situazione abnorme se ne generano altre, e l’equilibrio  generale ne risente in maniera progressiva”.  
Poi il cardinale spiega che di fronte alle difficoltà delle famiglie e  “al peso che provvedimenti economici che hanno caricato sulle famiglie”  non si può “assecondare scelte dissipatorie e banalizzanti”: 
“La collettività guarda con sgomento gli attori della scena  pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente  fiaccata. Quando le congiunture si rivelano oggettivamente gravi, e sono  rese ancor più complicate da dinamiche e rapporti cristallizzati e  insolubili, tanto da inibire seriamente il bene generale, allora non ci  sono né vincitori né vinti: ognuno è chiamato a comportamenti  responsabili e nobili. La storia ne darà atto”. 
Quindi rileva che “la questione morale non è un’invenzione mediatica”  e quando essa “intacca la politica ha innegabili incidenze culturali ed  educative”, Cioè “contribuisce di fatto a propagare la cultura di  un’esistenza facile e gaudente”. Ecco perché c’è bisogno di “purificare l’aria”: 
“Chi rientra oggi nella classe dirigente del Paese deve sapere  che ha doveri specifici di trasparenza ed economicità: se non altro, per  rispettare i cittadini e non umiliare i poveri. Specie in situazioni  come quella attuale, ci è d’obbligo richiamare il principio prevalente  dell’equità che va assunto con rigore e applicato senza sconti, rendendo  meno insopportabili gli aggiustamenti più austeri. È sull’impegno a  combattere la corruzione, piovra inesausta dai tentacoli mobilissimi,  che la politica oggi è chiamata a severo esame”.
 Bagnasco osserva che “l’improprio sfruttamento della funzione pubblica è grave per le scelte a cascata che esso determina e per i legami che possono pesare anche a distanza di tempo”:
 “Non si capisce quale legittimazione possano avere in un  consorzio democratico i comitati di affari che, non previsti  dall’ordinamento, si auto-impongono attraverso il reticolo clientelare,  andando a intasare la vita pubblica con remunerazioni – in genere –  tutt’altro che popolari. E pur tuttavia il loro maggior costo sta nella  capziosità dei condizionamenti, nell’intermediazione appaltistica, nei  suggerimenti interessati di nomine e promozioni”.
 Ecco allora la richiesta di mettere in campo tutte le forze disponibili per salvare la democrazia:    “Solo per questa via si può salvare dal discredito generalizzato il  sistema della rappresentanza, il quale deve dotarsi di anticorpi  adeguati, cominciando a riconoscere ai cittadini la titolarità loro  dovuta”.   Bagnasco spiega che è vitale per la democrazia la lotta  all’evasione fiscale. Denuncia “le società di comodo”  costruite per pagare meno tasse del dovuto e chiede che “gli onesti si  sentano stimati e i virtuosi siano premiati”.   Richiama infine  all’impegno dei cattolici e lascia balenare la possibilità che si faccia  strada “un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la  politica, che coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della  vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue  illusioni”.
Nella prolusione c’è anche un accenno alla lotta alla mafia e all’impegno della Chiesa.  Il cardinale ha fatti riferimento agli attacchi ai sacerdoti impegnati  in prima fila e ha detto:    “Il nostro esplicito appoggio va ai  sacerdoti che sono sotto il tiro della malavita e a quanti, laici o  religiosi, sono impegnati sul territorio in nome della giustizia e del  rispetto della legge. Chi attacca loro, lo sappia, attacca noi tutti”.



  







    


