Il Catechismo della Chiesa Cattolica sul tema dell'omosessualità
Per chiarezza e a beneficio di quanti non li conoscono, riporto di seguito i tre paragrafi (2357, 2358 e 2359) dedicati all'omosessualità, dal Catechismo della Chiesa Cattolica, promulgato da Giovanni Paolo II° nel 1992.
Cristianesimo ed Omosessualità
2357 L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, [Cf Gen 19,1-29; Rm 1,24-27; 1Cor 6,10; 1Tm 1,10 ] la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze
omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente
disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò
devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo
si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone
sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e,
se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà
che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.
2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla
castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé,
educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta,
di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale,
possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione
cristiana."
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